Vite straordinarie: Vivian Maier, da bambinaia a street photographer

Vivian Maier divenne fotografa grazie ad una scatola: mettendoci dal suo punto di vista dovremmo forse aggiungere ‘purtroppo’ …

Vivian Maier: autoscatto

Vivian Maier divenne fotografa grazie ad una scatola: mettendoci dal suo punto di vista dovremmo forse aggiungere ‘purtroppo’ perché sappiamo che non mostrò mai i suoi scatti a nessuno, finché visse, ed era estremamente gelosa della propria privacy. Dal nostro punto di vista, invece, la prospettiva si capovolge: per gli amanti di questa arte visiva è una vera fortuna che le sue foto siano state scoperte e mostrate al grande pubblico! “La serie di eventi scatenata da questa scoperta ha scombussolato non solo il mondo della street photography ma anche la mia vita”, ammette l’acquirente di questa misteriosa scatola.

John Maloof e la nuova nascita di Vivian Maier

A sinistra Vivian Maier, a destra John Maloof.

Tutto accadde perché un bel giorno John Maloof, agente immobiliare appassionato di collezionismo, partecipò ad un’asta che si teneva a Chicago e decise di investire poco meno di 400 dollari nell’acquisto di una scatola stracolma di pellicole: e fu lì che Maloof scoprì Vivian Maier, rendendo finalmente noto al mondo il suo incredibile talento. Quel giorno questa incredibile artista iniziò a fare i primi passi in una vita che aveva proprio di recente abbandonato, all’età di 83 anni: la sua scomparsa fu anche in qualche modo una sua nuova nascita perché la Maier, durante la sua esistenza, non fece mai nulla per farsi conoscere come artista. La scatola acquistata da Maloof era infatti parte dell’eredità lasciata dalla Maier e che, in mancanza di eredi, era stata messa all’asta.

La sorpresa dentro la scatola

Quando Maloof aprì la scatola che aveva comprato e iniziò ad osservare le numerose pellicole in essa contenute, si rese conto – anche solo osservando in controluce i suoi negativi – che si trattava di scatti veramente unici: incuriosito da questo fantastico materiale, inserì il nome di Vivian Maier nella barra di ricerca di Google nella speranza di scoprire qualcosa di più sulla sua identità. E la sorpresa fu che questo nome non dava alcun risultato: zero, sconosciuta, non pervenuta, mai  esistita, almeno sul web. Da qui, Maloof iniziò una vera e propria indagine che sa non solo di avventura ma anche di ricerca scientifica: attraverso scontrini e biglietti collezionati dalla Maier nella medesima scatola, Maloof iniziò a contattare senza darsi mai per vinto tutti i negozi e le botteghe da lei frequentati, cercò sugli elenchi telefonici i nomi delle persone che la Maier aveva appuntato sui suoi taccuini, si presentò nelle lavanderie, negli empori, nelle librerie, nelle case dove Vivian era stata e aveva vissuto, iniziando a ricostruire la sua storia di vita insieme alla sua avventura fotografica. Una pellicola tira l’altra, e fu così che John Maloof si ritrovò tra le mani la bellezza di oltre centomila negativi (acquistati da altri acquirenti che all’asta si erano aggiudicati altro suo preziosissimo materiale fotografico) insieme a brevi filmati girati dalla stessa fotografa, ma anche suoi abiti, cappotti, cappellini, scarpe e molto altro. “Fra i suoi soggetti preferiti ci sono persone anziane appartenenti alla comunità polacca di Chicago, vecchie signore in abiti vistosi e il mondo urbano della comunità afroamericana … le vite sconosciute dei poveri e degli oppressi e di alcuni dei luoghi più caratteristici di Chicago”, continua Maloof nell’introduzione al suo libro Vivian Maier fotografa. Vivian, fotografa per passione e bambinaia (o nanny) di professione, amava ritrarre nei suoi scatti i bambini di cui si occupava ma anche quelli che incontrava casualmente per la strada; altri suoi soggetti sono evidentemente pazienti psichiatrici, ma anche operai dei cantieri cittadini, edicolanti, donne delle pulizie, persino animali.

foto di Vivian Maier
foto di Vivian Maier

Il rapporto di Vivian Maier con la sua Rolleiflex

Osservando le sue fotografie si ha come la netta impressione che la Maier non potesse fare a meno di scattare fotografie; e lo faceva sempre con grande disinvoltura ed empatia, come possiamo vedere dalle espressioni facciali dei soggetti fotografati, da quella magica naturalezza, quegli sguardi consapevoli, quei sorrisi, quelle smorfie di disagio e di tristezza che dicono più di tante parole. Un fenomeno analogo capita a chi osserva gli scatti: una fotografia tira l’altra, uno sguardo ne invoglia un secondo e un terzo, un volto ci fa venire in mente quello di un altro scatto e non vorremmo smetterla più di osservare quelle fotografie e di cercare nelle immagini qualche brandello di storia personale della stessa  Vivian Maier.

foto di Vivian Maier

Vivian Maier iniziò a scattare fotografie per la strada intorno agli anni Cinquanta e continuò fino agli anni ’90: le immagini ritraggono città o paesi in Europa e negli Stati Uniti, volti di persone segnate dalla follia, dalla disperazione, dall’indecisione, istanti dall’ironia bizzarra e intelligente. Nel documentario biografico Finding Vivian Maier – Alla ricerca di Vivian Maier, la bambinaia viene descritta da chi l’ha conosciuta come una donna estremamente schiva, al limite dell’asociale, con uno stranissimo accento francese tendente al tedesco, perennemente in compagnia della sua Rolleiflex, abituata ad accatastare nelle camere in cui viveva cumuli di oggetti apparentemente inutili, magari trovati per la strada o nei mercatini, come spillette, francobolli, biglietti, etc. A tratti paranoica e, secondo alcuni suoi ‘ex bambini’ a volte esageratamente severa, Vivian Maier sembra aver custodito segreti dolorosi e indicibili: lo dicono questo suo evitare relazioni sociali, il fatto nessuno l’abbia mai vista in compagnia di un partner, di un’amica o di un parente, l’aver più volte comunicato il proprio nome e cognome inserendovi deliberatamente alcune evidenti storpiature, come se dovesse depistare qualcuno, come se cercasse disperatamente di far svanire le proprie tracce dietro di sé; infine, insospettisce anche il fatto che abbia deciso di abbandonare le proprie cose senza nominare degli eredi e senza comunicare a nessuno dell’enorme bagaglio artistico che stava lasciando su questa terra.

foto di Vivian Maier.

Le sorprese su di lei sembrano proprio non esaurirsi mai e John Maloof è in costante fermento, alla ricerca di Vivian Maier, come dice anche il titolo del suo libro e del film che ha realizzato: confidiamo in lui e aspettiamo con pazienza e curiosita’ altro materiale visivo e biografico della nostra fotografa.

Dal 17 marzo al 18 giugno 2017 si è tenuta a Roma un’interessantissima mostra dedicata alla fotografa (Museo di Roma in Trastevere, clicca qui).

SUGGESTIONI VISIVE

il sito ufficiale dedicato a Vivian Maier

Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).

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