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Riordinare è cambiare vita

Il riordino è la professione di Marie Kondo, che con il suo lavoro di professional organizer e i suoi libri ci insegna che riordinare un appartamento e i suoi spazi è molto più che sistemare: è un po’ cambiare vita.

foto di nehasharma01

Mettere in ordine gli oggetti in una stanza o in un cassetto non solo può migliorare le nostre prestazioni lavorative, ma può incidere positivamente sui rapporti con gli altri.

Inoltre, ci permette di scoprire desideri nascosti, imparare a conoscerci, ad apprezzarci e molto altro…!

La domanda cruciale

Attraverso la domanda “questo oggetto mi dà gioia?”, possiamo facilmente decidere cosa tenere nella nostra vita e cosa, invece, far sparire.

Questa semplice domanda, in realtà, ci aiuta a rafforzare la nostra capacità decisionale, la possibilità di agire nel pratico e, alla fine, migliora la fiducia che riponiamo in noi stessi. Parola di Marie!

Marie Kondo – 近藤 麻理恵

Kurashi

Il libro di Marie Kondo del quale sto scrivendo si intitola Kurashi, un termine che indica lo stile di vita.

Quale sarebbe il vostro stile di vita ideale?

Per vivere bene abbiamo bisogno di una casa grande, arredata con mobili costosi? O possiamo anche vivere serenamente in altro modo, occupando la nostra abitazione di sempre?

Possiamo trovare un compromesso tra quello che è il nostro ideale di casa e l’appartamento in cui viviamo?

Le domande che l’autrice pone ai lettori e che, in passato, ha posto in primis a se stessa, sono numerose e a volte sembrano paradossali: pare incredibile poter rendere una cameretta di pochi metri quadri la nostra tana ospitale… eppure qualcuno lo ha già fatto e ci assicura che anche questo è possibile.

Le prime domande

Che cos’è che desideriamo riordinare? E perché abbiamo deciso di farlo? Queste le domande con le quali Marie “inchioda” i clienti. Prima, però, vanno considerate altre domande, le primissime.

Da bambino, eri bravo a riordinare?

Che lavoro fai?

Perché hai scelto proprio questo lavoro?

Come trascorri le tue giornate libere?

Quando è stato, per la prima volta, che queste attività ti sono sembrate interessanti?

Cosa ti diverte di più?

Esplorare l’intimo di chi abbiamo di fronte e farlo con gentilezza

Marie Kondo cerca di esplorare alcuni aspetti molto intimi delle persone che si rivolgono a lei: alcune di queste credo siano fondamentali anche nel mio lavoro di psicoterapeuta. Una fra tutte: cosa ti piace fare nel tempo libero?

Naturalmente le domande non devono mai essere poste in stile “interrogatorio poliziesco”, quanto piuttosto in modo garbato e genuinamente curioso, per ricostruire, insieme a chi abbiamo di fronte, la storia della persona che ci ha chiesto aiuto e comprendere da dove partiamo.

La domanda sul tempo libero

E’ qui che spesso le persone che vengono in psicoterapia si trovano in difficoltà, perché devono confrontarsi con loro stesse e con la sfera del piacere che, purtroppo, molto spesso si tende a mettere da parte perché ritenuta “poco importante”, al confronto con la sfera del “dovere”.

Recuperare questo aspetto “erotico”, di desiderio (di piacere, appunto, da eros) è molto rilevante per poter iniziare ad entrare in contatto con se stessi … evidentemente anche per l’autrice di questo libro.

A cosa servono le prime domande

Le prime domande, secondo Marie Kondo, sono utili per iniziare a “sciogliere nodi”: è una fase nella quale Marie non dà mai consigli né offre soluzioni. Si limita a fare domande e a stimolare la riflessione nel cliente.

Con queste domande, ci chiediamo anche per quale ragione ci rifiutiamo di eliminare una certa cosa dal nostro armadio o dalla nostra abitazione e quali sono gli oggetti ai quali siamo davvero legati a livello affettivo.

Riordinare una cassettiera non è solo questo: è rimettere in discussione diverse tematiche della nostra vita, anche dal punto di vista spirituale. E questo processo richiede ponderazione e tempo.

Molti spunti di riflessione

L’autrice dà numerosi spunti di riflessione a chi legge: ne scelgo una fra i molti, che mi ha particolarmente colpita, quello relativo all’ingresso di casa.

L’ingresso come “porta di un tempio”

Marie Kondo ha l’abitudine di lavare quotidianamente l’ingresso di casa. Come mai? Sindrome ossessivo-compulsiva? Forse sì, forse … no!

L’ispirazione le nacque anni fa dalla lettura di un testo di feng shui, antica arte cinese che insegna a gestire lo spazio domestico in modo che possa trasmettere serenità e salute psicofisica.

Il saggio in questione consigliava la pulizia quotidiana del pavimento d’ingresso “per attirare la fortuna”.

Inoltre, quando Marie era giovane, lavorò in un santuario shinoista e anche lì il messaggio fu identico: pulire l’ingresso del santuario equivaleva a liberare da contaminazioni e sfortuna chi lo varcava.

Entrare in casa, il nostro piccolo santuario privato, quindi, può significare pulirci da ciò che abbiamo accumulato e che ci ha appesantiti fuori, e ci permette di ritrovare noi stessi e in qualche modo di purificarci.

Una considerazione molto suggestiva sulla quale tutti noi potremmo riflettere… per trasformare casa (se già non lo è!) in un luogo in qualche modo “sacro”, nel quale il guerriero stanco può deporre le armi e abbandonarsi al recupero delle forze.

Consigli culinari

Nel libro di Marie Kondo ci sono alcune ricette molto invitanti che l’autrice ama seguire quando prepara i pasti: le immagini sono molto accattivanti e verrebbe voglia di cimentarsi in cucina, tra miso e alghe … !

Chissà se attraverso questo articolo io non abbia suscitato in qualcuno la curiosità di sbirciare tra le pagine di questo libro … spero di sì. Viva la lettura, viva i libri!

Le foto prive di fonte sono tratte dal sito https://www.ilgiardinodeilibri.it/

Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).
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