Disturbi correlati ad eventi stressanti
Nei tre precedenti articoli che ho scritto – che potete trovare qui, qui e qui – avete potuto leggere una breve panoramica che ha come suo fulcro il tema dello stress, con alcune delle sue più importanti declinazioni e correlazioni.
In questo nuovo articolo desidero esaminare alcuni esiti psicopatologici delle misure che gli individui mettono in atto per far fronte a situazioni altamente stressogene e che sono il disturbo da stress acuto e il disturbo da stress post traumatico.
Nel prossimo scritto, invece, tratterò il cosiddetto “lutto complicato”.
In tutti i casi, il soggetto ha vissuto un evento che gli ha provocato intenso stress: cosa si intende per stress?
Che cosa intendiamo con il termine “stress”
Alla definizione di “stress” ho dedicato il primo di questi quattro articoli: potete trovarlo a questo link.
Secondo la definizione che ne dà l’Istituto Superiore di Sanità, lo stress costituisce la risposta psicologica e fisiologica che l’organismo mette in atto nei confronti di compiti, difficoltà o eventi della vita valutati come eccessivi o pericolosi (articolo reperibile a questo link).
La sensazione che si prova in una situazione di stress è di essere di fronte ad una forte pressione mentale ed emotiva.
Il disturbo da stress acuto
In questo disturbo, l’individuo è stato esposto ad un evento altamente stressogeno e, entro un mese dall’esposizione al trauma/stress, sviluppa una serie di reazioni correlate all’episodio.
Le reazioni suscitate dallo stress (o sintomi, che dir si voglia), sono:
- sintomi INTRUSIVI: ricordi connessi al fatto stressogeno, che giungono alla mente in modo inaspettato, repentino e pressoché continuo;
- sintomi di EVITAMENTO: l’evitamento è una strategia difensiva che può essere “sana” in molti casi, in questa situazione, invece, è la strategia più utilizzata dal soggetto che, mettendola in pratica, è costretto a numerose rinunce, nella sua vita quotidiana. La persona, quindi, fa di tutto per evitare pensieri e ricordi correlati al fatto, ma si preclude anche di incontrare determinate persone o frequentare specifici luoghi che potrebbero, in qualche modo, fargli ritornare alla mente ciò che ha vissuto;
- alterazioni COGNITIVE ed EMOTIVE: alterazione nella percezione della realtà o di parti di essa, amnesie, sintomi dissociativi, tono dell’umore orientato in senso pessimistico;
- IPERATTIVAZIONE ed REATTIVITÀ: il soggetto è quasi sempre iperattivo e ciò lo porta ad avere disturbi del sonno, ipervigilanza, difficoltà di concentrazione, irritabilità (scoppi di rabbia)
Il disturbo da stress post traumatico
Quando una persona vive sulla propria pelle un evento fortemente stressogeno (minaccia di morte, lesioni gravi, rischio di morte, violenza sessuale,…) o lo vive indirettamente (assiste ad un incidente stradale grave, alla morte di una persona o al suo grave ferimento, ….), c’è la possibilità che sviluppi sintomi ascrivibili ad un disturbo da stress post traumatico.
I segnali (sintomi) sono gli stessi elencati precedentemente, nel disturbo da stress acuto, ma sono solitamente più intensi (con frequenti sintomi dissociativi) e hanno una durata che va oltre un mese. In pratica: quando i sintomi durano meno di trenta giorni, si tratta di disturbo da stress acuto, quando li superano, è disturbo da stress post traumatico.
Nel prossimo articolo tratterò il tema della questione del lutto complicato.
Bibliografia consigliata
Biondi M., Pancheri P. (1984) “Psicoimmunologia”. In Pancheri P. (a cura di) Trattato di medicina psicosomatica, USES, Firenze
De Falco G., Messineo A., Vescuso S. (2008) Stress da lavoro e mobbing. Valutazione del rischio, diagnosi, prevenzione e tutela legale, EPC, Roma
De Risio S. (a cura di), Psichiatria della salute aziendale e mobbing. Studi sui disturbi mentali in ambito lavorativo, Franco Angeli, Milano, 2002
Di Nuovo S., Rispoli L., Genta E. (2011) Misurare lo stress. Il test MSP e altri strumenti per una valutazione integrata, Franco Angeli
Selye, H. (1955) La sindrome di adattamento, Istituto sieroterapico milanese S. Belfanti, Milano
Sitografia
Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).
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