Gli Hikikomori
Chi sono gli Hikikomori?
Fenomeno sempre più frequente, figlio dei nostri tempi, l’Hikikomori è la tendenza di alcuni giovani a “stare in disparte”, anche per lunghi periodi (da qualche mese fino ad alcuni anni).
Gli Hikikomori sono giovani o giovanissimi: il fenomeno riguarda persone di entrambi i sessi ma soprattutto i maschi compresi tra i 14 e i 30 anni di età.
Una discreta fetta di queste persone arrivano ad avere anche quarant’anni.
Spesso gli Hikikomori sono protagonisti di anime e manga giapponesi e in numerosi casi questi individui rivestono ruoli da “eroi” in questo genere di narrazioni.
Questa forma di isolamento avviene di solito nella propria abitazione, nella propria camera: in alcuni casi gli Hikikomori non comunicano nemmeno con i genitori, riducendo quasi completamente i loro contatti con il mondo esterno. Un vero e proprio ritiro sociale.
A volte, i giovani, fingono di andare a scuola mentre girano senza una meta precisa. Alcuni soffrono di dipendenza da internet (come conseguenza, e non causa del disturbo) e da psicofarmaci.
In altri casi sono stati riscontrati sintomi ascrivibili al disturbo ossessivo – compulsivo. Frequenti sono anche disturbi psicotici, sintomi depressivi e tentativi di suicidio.
Il mondo che spaventa
Il mondo esterno si tinge di tinte fosche, ai loro occhi e fa loro molta paura. Le aspettative che gli Hikikomori percepiscono da parte del mondo esterno sono talmente pressanti che la sfida si fa troppo insidiosa e preferiscono non confrontarsi con l’altro.
In numerosi casi, questi individui soffrono di un problema collegato con l’umore e come accennato poco sopra, sono spesso affetti da qualche forma di depressione più o meno conclamata.
I pochi contatti che questi ragazzi hanno con gli altri avvengono solitamente tramite le nuove tecnologie (smartphone, computer, videogiochi online, ….)
Il termine viene dalla lingua giapponese e questa espressione esiste dagli anni Novanta.
Il fenomeno non è presente unicamente in Giappone: anche in Italia è molto diffuso e i dati ci dicono che è in aumento.
Attualmente, nel nostro paese, sembrano esserci circa 100.000 persone in questa condizione, ma il dato non considera tutto il sommerso, i casi non dichiarati.
La genesi e le categorie
Sono numerosi i fattori che concorrono alla formazione di questo disturbo: sociali, psicologici, familiari, culturali, educativi, scolastici. Senza dubbio si tratta di persone con difficoltà interpersonali.
Maggiori sono le aspettative sociali nei loro confronti, maggiore risulta essere il ritiro sociale.
Secondo alcuni autori, si possono distinguere 3 diverse categorie di Hikikomori:
- Gli ultradipendenti: ragazzi nati e cresciuti in famiglie che tendono a mantenerli “sotto una campana di vetro” e che gli insegnano in qualche modo che il mondo è pericoloso
- Gli interdipendenti disfunzionali: nati in famiglie disfunzionali che non sono state in grado di dare loro le basi del comportamento sociale e dell’adattamento
- I controdipendenti: giovani sotto eccessiva pressione da parte dei genitori che hanno alte aspettative nei loro confronti, soprattutto a livello accademico.
I segnali
Gli individui con questo tipo di disagio mostrano alcuni “campanelli d’allarme” che possono essere osservati da chi gli sta accanto. Il primo fra tutti è l’insofferenza verso la socialità.
Il rifiuto che manifestano, di solito, si mostra prima in ambito scolastico, per poi investire anche le attività extrascolastiche (sport, uscite con i pari, …). In numerosi casi questi ragazzi risultano vittime di bullismo.
Spesso il loro rifugiarsi nel mondo virtuale di internet (come anche nei videogiochi) è una conseguenza piuttosto che una causa nella genesi della condizione di Hikikomori.
Le conseguenze
Oltre ad un un uso smodato di internet e di social network, questi ragazzi possono sviluppare un franco disturbo depressivo ma hanno anche frequenti problemi in ambito alimentare e sull’attività fisica (ridotta al minimo). Mostrano anche scarsa cura di sé (igiene, abbigliamento, cura della salute) e disturbi del ritmo sonno – veglia (in molti casi queste persone vivono invertendo il giorno con la notte).
Sono molto frequenti anche gli atti autodistruttivi (autolesionismo) e l’uso di sostanze stupefacenti, con tutte le conseguenze che le droghe hanno su corpo e mente.
Come aiutare una persona Hikikomori
Aiutare queste persone è impresa ardua, vista la loro forte diffidenza verso il mondo esterno. Le richieste di aiuto provengono quasi sempre dai caregiver (genitori).
L’aiuto che si può fornire loro è di tipo psicologico e può essere effettuato in presenza (a domicilio) ma anche on-line.
Se il soggetto non si rende disponibile, gli psicologi possono lavorare con i genitori, dando loro alcune indicazioni per poterli aiutare “indirettamente”.
Fondamentale, nel rapportarsi con gli Hikikomori, è mostrare un atteggiamento non giudicante nei loro confronti: molto importante è il dialogo, che i genitori devono provare a facilitare. Mai farli sentire “costretti” a fare o a non fare qualcosa (ad esempio: smettere di usare internet).
Può essere di ausilio un eventuale videat psichiatrico, per supportare queste persone anche a livello psicofarmacologico.
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Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).
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