Quando l’ombra nasconde un’intensa luce: Amy Winehouse
Un ricordo dedicato ad Amy Winehouse
Tutti ricorderanno quando, tre anni fa, nel mese di luglio, il corpo della cantante Amy Winehouse è stato ritrovato senza vita nel suo appartamento di Londra, a Camden Square.
Dedicare alla Winehouse troppe parole sarebbe inutile, fastidioso e sicuramente ridondante: mi piacerebbe, invece, azzardare una riflessione su quella che, ai miei occhi, emerge come una straordinaria, assordante dicotomia, tra la sua incredibile filantropia, la vicinanza nei confronti dell’altro in contrasto con quell’istinto autodistruttivo che alla fine l’ha condotta, consapevolmente o inconsciamente, alla tragica e precoce scomparsa.
Amy Winehouse: le sue origini
Figlia di un tassista e di una farmacista, Amy nasceva come una ragazza semplice; originaria di un sobborgo a Nord di Londra, era animata da uno spirito ribelle fin da giovanissima, quando, allieva anticonformista, a dodici anni, indossava gioielli a scuola nonostante fosse contro il regolamento dell’istituto.
Già durante i primi anni dell’adolescenza soffriva di disturbi alimentari: le telecamere hanno spesso mostrato i suoi incredibili quanto insani cali di peso, probabilmente anche dovuti all’uso massivo di droghe leggere e pesanti, insieme ad un’incontenibile dipendenza da alcol. Questi problemi l’hanno tormentata fino agli ultimi giorni.
Numerose le sue performance musicali andate a monte, specie negli ultimi anni, perché la cantante era in un evidentissimo stato psichico alterato: indimenticabile la sua apparizione a Belgrado, nel 2011, circa un mese prima della morte, quando si mise a cantare completamente in preda all’alcol o quando, tre giorni prima della fine, comparve all’iTunes Festival di Londra del tutto spaesata e come priva di emozioni di fronte al pubblico in delirio per lei.
Spesso, la cantante è stata ricoverata in clinica riabilitativa per droghe, problemi alimentari e non ultimo forte depressione mista ad ansia (un giorno, nel 2008, aveva ammesso di aver ingerito la bellezza di sei compresse di Valium ‘per calmarsi’).
Molti gli atti di aggressività incontenibile che hanno impazzato sui tabloid di tutto il mondo: Amy che picchia una fan (colpevole di averla rimproverata per l’incauto matrimonio con Blake Fielder-Civil), che vendica gli atti di bullismo subiti dalla figlioccia Dionne Bromfield. Amy è arrestata per detenzione di stupefacenti, accusata di aver dato una ‘testata’ ad un paparazzo e spesso le immagini dei giornalisti l’hanno ritratta con evidenti graffi, tagli e lividi sul viso e sul corpo, con il trucco colato sul viso, dinoccolata sulle gambe magre, a volte magrissime.
Capelli scombinati, denti non perfettamente allineati e un corpo vittima di chirurgia estetica, piercing e un numero imprecisato di tatuaggi: così Amy Winehouse si è spesso mostrata al grande pubblico.
Amy: non tutti sanno che …
Non tutti sanno – forse! – che la Winehouse, dietro a questa maschera di impenitente rivoluzionaria, nascondeva un cuore grande e generoso: mentre nei propri riguardi era spesso dedita all’autodistruzione fisica e psicologica, arrivando anche a maltrattare la propria immagine pubblica, Amy amava molto i bambini e nel 2010 aveva avanzato una richiesta di adozione nei confronti di una bimba originaria dei Caraibi. La cantante aveva mostrato tutta l’intenzione di portarla a vivere con sé a Londra. La nonna di Dannika, la bambina caraibica, aveva dichiarato che le due, dal momento in cui si erano incontrate, erano diventate ‘inseparabili’.
L’adozione non si è mai potuta realizzare a causa della improvvisa morte di Amy.
Amy e l’altruismo
Amy, inoltre, faceva regolarmente donazioni a numerosi enti benefici: questi soldi venivano devoluti ad associazioni che si occupavano di malattie, che lottavano contro schiavitù, ingiustizia e altro ancora. La cantante si è sempre mostrata molto sensibile al mondo infantile: gran parte delle sue donazioni erano dirette a finanziare enti come Save The Children, Teenage Cancer Trust, Fondo Nelson Mandela per bambini, UNICEF, Bambini delle Ande, Research Hospital St. Jude.
Nel 2008 si era proposta come volontaria all’interno di una clinica nella quale era stata ricoverata: medici, infermieri e pazienti erano rimasti colpiti dalla dedizione e dalla gentilezza con la quale Amy aveva collaborato nello svolgimento di semplici mansioni, come servire i pasti alle persone ricoverate.
Nel 2009 si è offerta di pagare un intervento chirurgico di un uomo che aveva incontrato casualmente a Santa Lucia, nei Caraibi (4.000 sterline): l’uomo soffriva di una dolorosissima ernia e non poteva permettersi un’operazione di quel tipo. Lo stesso anno, sempre a Santa Lucia, mentre prendeva il sole si è precipitata per soccorrere una donna che, durante una lezione di barca a vela, stava affogando perché improvvisamente sommersa da un’onda gigantesca.
Solo tre mesi prima di morire, aveva donato ad un negozio londinese propri vestiti per un valore di circa 20.000 sterline. In seguito alla sua scomparsa, il padre ha creato la Amy Winehouse Foundation, fondazione filantropica finalizzata alla prevenzione di uso di alcol e droghe tra i giovani.
La solidarietà
Colpiscono davvero, atti di gratuità e solidarietà, soprattutto perché agiti nei confronti di persone sconosciute e incontrate per caso; colpiscono anche perché, a volte sembriamo assuefatti all’indifferenza che regna sovrana nelle nostre grandi città e neanche ci accorgiamo di quanto potremmo fare per migliorare la qualità di vita, nostra e di chi ci sta accanto.
Possiamo ricordare Amy Winehouse per le sue scorribande alcoliche, per le esibizioni canore, le accattivanti e seducenti performance artistiche, le parole delle canzoni e l’originale timbro della sua voce; ma è anche bello poter conoscere anche questo lato del suo carattere, ricordare la sua straordinaria umanità, pensare che il suo correre in soccorso degli altri continua a diffondersi anche oggi ad alcuni anni dalla sua scomparsa.
Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).
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