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Le emozioni: quarto appuntamento

Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma)

immagine di PaftDrunk (da Pixabay)

Questo breve articolo è il quarto appuntamento di una serie di riflessioni dedicate alle emozioni. Se volete leggere il post precedente, cliccate QUI.

Le emozioni secondo la filosofia antica

Una delle più antiche e affascinanti visioni del mondo delle emozioni ci arriva da Platone. L’autore affronta il tema in questione nel suo celebre dialogo intitolato Fedro. In questo saggio, il filosofo espone la sua concezione relativa al mondo emozionale attraverso il famoso “mito dell’auriga”, che ora sintetizzerò brevemente.

Il mito dell’auriga è anche noto come “mito del carro e dell’auriga” e come “mito della biga alata”.

Nella concezione platonica, l’anima è distinta in tre parti: anima razionale (auriga), anima irascibile (cavallo bianco), anima concupiscente (cavallo nero). Tutte e tre queste parti sono presenti in tutte le persone.

La rilevanza della sfera logico – razionale

In una situazione di equilibrio e di “normalità”, l’auriga – quindi la razionalità – dovrebbe guidare i due cavalli, prevalendo quindi sulla collera (cavallo bianco) e sull’intemperanza (cavallo nero). L’invito platonico, dunque, è a privilegiare la razionalità che dovrebbe ‘imbrigliare’ tutto ciò che non è razionale, presente nella natura umana.

foto di Atlantios (by Pixabay)

Le emozioni, secondo questa visione, sembrerebbero rappresentare un’interferenza, piuttosto che una ricchezza, per gli individui.

Secondo il filosofo Aristotele, le emozioni sono caratterizzate da passività: si tratta di “passioni” che si sentono, si vivono, a suo parere gli individui “subiscono” le emozioni. Inoltre, la passività delle emozioni le contrappone alle azioni e al concetto più generale di attività. Se ci pensiamo, è senza dubbio una forza dinamica che ci fa muovere nel mondo: già l’etimologia della parola “emozione” lascia intendere che c’è un movimento (dal latino: ex-movere).

La grande rivoluzione freudiana

Con il fondatore della psicoanalisi, Sigmund Freud, assistiamo ad una grande rivalutazione delle emozioni: dopo decenni di svalutazione, contrapposti alla ragione vista come un autentico faro, unica guida per gli esseri umani, gli “affetti” (così era chiamato il mondo emozionale) acquisiscono un’importanza rivoluzionaria. Le emozioni, secondo questa corrente di pensiero e, più in generale, in base alle teorie psicologiche più accreditate, sono parte della vita psichica umana, costituiscono il motore delle azioni umane e, in situazioni cliniche, restano intrappolate, inespresse, generando il sintomo: fobia, ansia generalizzata, isteria, depressione, e via discorrendo.

Le neuroscienze attuali

Le neuroscienze, che nascono dalle scienze cognitive, rappresentano lo studio scientifico del sistema nervoso. Si tratta di un ambito scientifico nel quale confluiscono i contributi di molte discipline, quali la neurologia, la psichiatria, la psicologia, l’anatomia, la fisiologia, la medicina, la matematica, la biologia. In questo modo, il sistema nervoso è oggetto di studio e ricerca nel suo funzionamento ma anche nella sua evoluzione durante l’arco della vita di un individuo e della specie umana in generale, negli aspetti anatomici, nella normalità così come negli stati patologici, e molto altro ancora. Le neuroscienze, inoltre, si suddividono in diverse branche.

In una prima fase, le neuroscienze hanno trascurato lo studio delle emozioni, dando rilevanza ad altri aspetti della vita mentale (come quelli prettamente cognitivi, quali ad esempio la percezione, l’elaborazione delle informazioni, la memoria). Dagli anni Settanta, invece, sono sorte le neuroscienze affettive che hanno come scopo proprio lo studio dei sentimenti affettivi ed emotivi.

immagine di Elisa Riva (by Pixabay)

Si tratta di un ambito davvero molto affascinante, tuttora in fase di evoluzione e di espansione, i cui autori principali sono Panksepp, LeDoux, Damasio, Siegel, insieme a molti altri.

Emozione versus cognizione? Anche no!

Oggi sappiamo con certezza che non esiste una netta separazione tra mondo cognitivo e mondo emotivo e che le emozioni spesso stimolano l’attività cognitiva (e viceversa).

Le emozioni hanno ripercussioni sul nostro corpo, come anche sulla nostra salute psicofisica: proviamo a pensare alle innumerevoli occasioni nelle quali un nostro turbamento affettivo (una delusione amorosa, per citarne uno dei più frequenti!) ha influenzato pesantemente le nostre abilità cognitive, ad esempio portandoci a “dimenticare” fatti, a perdere la concentrazione durante lo studio o il semplice dialogo con le persone …

Quante volte un perturbamento del nostro tono umorale è poi sfociato in un disagio fisico più o meno rilevante, causato dalle reazioni a cascata che arrivano ad indebolire il sistema immunitario?

Le emozioni al centro

Qualsiasi cosa accada dentro o fuori di noi, viene elaborata all’interno del nostro cervello proprio tramite le emozioni.

La centralità del mondo emotivo, già messa a fuoco in passato da Sigmund Freud, è oggi più che mai riconosciuta e ribadita, grazie anche alle conferme che i neuroscienziati hanno ottenuto dalle loro ricerche.

Dopo aver condotto analisi puntuali e rigorose che avevano, tra i vari, anche l’obiettivo di verificare l’esistenza del mondo inconscio, i neuroscienziati attuali ci hanno permesso di scoprire che aveva ragione Freud, l’inconscio esiste! Addirittura, sappiamo che nel nostro cervello sono presenti alcune specifiche aree cerebrali in cui l’inconscio dimora: non stupisce che sia sorta una nuova branca di questo sapere, chiamata proprio neuropsicoanalisi.

dal sito di Raffaello Cortina

Per approfondire:

Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).

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