La “ferocia” di La-gioia

Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma)

Nicola Lagioia durante la premiazione

L’incipit stuzzicante


Fin dalle prime righe di questo romanzo, ci scontriamo con la sgradevolezza, la sorpresa, il fastidio: sono le prime luci dell’alba e una ragazza completamente nuda, ricoperta di sangue, cammina da sola, come in stato di trance, lungo una strada statale pugliese. Un corpo ben fatto, sinuoso al punto giusto, con una storia tutta da raccontare, tumefatto e sofferente: l’interesse del lettore fa subito capolino e si entra già nel vivo di una storia familiare molto complessa e contraddittoria. Chi è questa ragazza? Che cosa le è accaduto?

La famiglia Salvemini: gli errori dei padri ricadranno sui figli


La ragazza che compare già dalle prime pagine si chiama Clara Salvemini ed ha poco più di trent’anni: è figlia di Vittorio Salvemini, noto costruttore della zona. Il riferimento biblico che ho attribuito al titolo di questo paragrafo, naturalmente, non è casuale.
I Salvemini, che hanno un cognome altisonante e gravido di promesse, sono noti a tutti, nella zona: una famiglia pugliese potente, ammirata, invidiata, ammanicata con personaggi di spicco del mondo giuridico, medico e con volti noti delle istituzioni locali. Qualcuno potrebbe definirli più prosaicamente “dei palazzinari”: Vittorio e Annamaria, i genitori, Ruggero, Clara, Michele, Gioia, i quattro figli. Una famiglia che si è espansa al di là dei confini coniugali e che ha deciso di assorbire al proprio interno anche i frutti di queste attività, con tutte le detonazioni che certi “assorbimenti” extraconiugali spesso comportano a livello relazionale.

Figli legittimi e illegittimi crescono quindi insieme tra loro e con il coniuge tradito ma i secondi subiscono un trattamento palesemente asimmetrico senza sapere nemmeno perché. Tutti i figli, comunque, per un motivo o per un altro, non si sono sentiti mai davvero amati, desiderati, oggetto di attenzione da parte dei due genitori, presi come sono sempre stati, invece, dalle faccende finanziarie, dall’accumulo di denaro, alla ricerca di una maggiore fetta di potere. Questa grave mancanza d’amore ha condotti i figli stessi, dall’adolescenza in poi, dentro garbugli dal profumo di psicopatologia, all’interno di relazioni atipiche, morbose, incomplete, allo scopo di non soffrire, il tutto per sopravvivere a una famiglia ipocrita, arrivista, corrotta, omertosa, dedita alla speculazione e alla disonestà.

Immagine da Pixabay

Il legame tra fratelli: l’unione fa la forza. Michele


La coppia di fratelli più significativa è senz’altro quella costituita da Clara e Michele, due fratelli che fino all’ultima pagina del romanzo si sono amati di un amore paraincestuoso talmente intenso che li ha resi ognuno parte dell’altra. Clara e Michele vengono definiti dallo stesso autore, in un’intervista, “le bombe ad orologeria chiuse nel cuore della famiglia Salvemini”.

Michele è un ragazzo sensibile, incompreso dai genitori e dagli insegnanti, da sempre trattato come “la pecora nera” della famiglia, l’inconcludente, lo scolaro perennemente impreparato, il bambino introverso e incomprensibile che solo la sorella maggiore era in grado di avvicinare. Clara è una ragazza avvenente ma di una bellezza corrotta e via via in decadimento, usata dalla stessa come mezzo per ottenere favori, attirare attenzioni, dare un senso ad una vita caotica e priva di punti di riferimento, ma anche per autodistruggersi: il suo splendore fresco e privo di artefatti viene pian piano offuscato e avvilito dall’abuso di sostanze e da una vita sessuale promiscua ma comunque inappagante. Il ritrovamento di Clara sulla strada provinciale e la vicenda della sua scomparsa saranno lo sfondo su cui si dipaneranno le vicende e la storia della famiglia Salvemini, dall’inizio alla fine del romanzo.


Ruggero Salvemini

Anche Ruggero è un uomo fragile: diventato oncologo di spicco all’interno di un polo medico d’eccellenza del meridione italiano, è un uomo infelice, solo, impossibilitato a vivere relazioni mature con il mondo femminile, rabbioso perché incapace di opporsi alle manipolazioni paterne che lo hanno reso pedina dei loschissimi traffici del padre. Ruggero si sente impotente e cova rancore verso il padre.
Questa imperante devastazione, nella fratria, trasforma i figli in alleati silenziosamente agguerriti contro i genitori: la inspiegabile scomparsa di Clara, nella quale sono in qualche modo implicati anche i truffaldini giri di mamma e papà, si trasforma nell’occasione, da parte dei figli, per mettere in atto una ribellione che ha radici antiche e di generare una puntuale vendetta nei confronti di genitori aridi e senza scrupoli. I figli trovano uno spazio per amarsi in modi più o meno ordinari e contrapporsi a chi li ha messi al mondo senza pensare.

Ritratto dell’autore


La famiglia di origine e il suo peccato “originario”

Gli errori dei “padri” (Vittorio è “il genitore” di questa famiglia, Annamaria è solo una scialba controfigura), quindi, consistono nell’aver commesso atti illeciti nei confronti della giustizia e del prossimo ma anche nell’ aver cresciuto quattro minori nella completa indifferenza dei loro bisogni, trasmettendo loro disvalori e dimenticando gli affetti, fondamentali per una sana ed armonica evoluzione della personalità di ogni individuo. Non posso dimenticare la mia formazione da psicoterapeuta, che mi porta a leggere sempre ciò che di psicologico serpeggia tra le pagine di un romanzo, letto magari sotto un ombrellone o tra un paziente e l’altro.


Grazie alla tecnica dell’incastro narrativo, cioè del “racconto dentro il racconto”, l’autore è riuscito a realizzare un romanzo molto accattivante, che rende il lettore un attivo fruitore del prodotto creativo; inoltre, in alcune parti del libro, gli stessi episodi vengono narrati da personaggi diversi e quindi gli eventi assumono via via significati e punti di vista molto differenti tra loro. I fatti vengono narrati senza dare troppe interpretazioni e senza giungere a conclusioni: è il lettore che deve attivarsi per rimettere i pezzetti del romanzo al posto giusto e tirare le somme di quanto accaduto. Un romanzo sconcertante, doloroso, ricco di spunti di riflessione, che descrive un mondo dicotomico, labirintico, fatto di voci inascoltate e di orecchie sorde.

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