L’apparato gastrointestinale: il nostro secondo cervello

Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma)

Copertina del saggio

Qualche anno fa sono “incappata” in un opuscolo molto breve ma efficace dal titolo “La saggezza del secondo cervello” (a cura di F. e G. Bottaccioli & A. Carosella, edito da Tecniche Nuove) che ho trovato e tuttora trovo estremamente illuminante sia nel comprendere i meccanismi dell’unità mente-psiche, sia nell’esplorare le condizioni cliniche di alcuni pazienti che seguo in psicoterapia.

La saggezza del secondo cervello

Il saggio in questione ci spiega che il tubo gastrointestinale è, a tutti gli effetti, un secondo cervello: questo è vero non solo perché se un soggetto viene sottoposto a vagotomia (scollegamento del cervello dallo stomaco-intestino tramite sezione del nervo vago) l’intestino non si blocca ma continua a lavorare nonostante non riceva più impulsi dal cervello, ma anche perché il 95% della serotonina del nostro organismo viene prodotto … dalle cellule cromaffini dell’intestino.

Il ruolo – chiave della serotonina

Come molti di voi sapranno, la serotonina è uno degli ormoni che regola il nostro tono dell’umore – è anche nota come l’ormone del buonumore – e alcune classi di psicofarmaci per combattere i picchi umorali dei disturbi depressivi si basano proprio sulla gestione di questa sostanza.

A cosa serve tutta questa serotonina nel nostro addome? Questa sostanza dà inizio al riflesso peristaltico (l’involontaria contrazione delle pareti del tubo digerente che permette il transito del cibo), ma serve anche a mantenere il tono vascolare e in definitiva permette l’attività del nostro apparato digerente.

Una grande scoperta

Un’altra incredibile scoperta che mi ha permesso di fare questo breve testo è che non solo la testa (l’umore, i pensieri, gli stati d’animo …) influenza l’apparato gastrointestinale, ma è assolutamente vero anche il meccanismo opposto: il mal funzionamento del “secondo cervello”, infatti, ha importanti ricadute sulla nostra psiche.

Ecco spiegato come mai, quando stiamo vivendo una situazione di blocco intestinale o di altra problematica di questo apparato, sperimentiamo, spesso, un crollo del tono dell’umore.

Stati ansiosi e depressivi

Alcuni studi sembrano inoltre confermare che per ridurre gli stati ansiosi o depressivi possa rappresentare una preziosa risorsa l’utilizzo di probiotici, prodotti che contengono i “batteri buoni” utili a ristabilire l’equilibrio della flora batterica … o dovremmo forse chiamarla “fauna”, visto che è popolata da un elevatissimo numero di microrganismi viventi!


Questi due cervelli, pur potendo funzionare in modo indipendente, si influenzano reciprocamente e lavorano di concerto: tra loro esiste un vero e proprio rapporto di cooperazione che è bene preservare osservando stili di vita ottimali, anche in fatto di regime alimentare, ma non solo.

Inoltre, la preparazione del pasto, il modo nel quale lo si assume, la compagnia e il luogo nel quale si mangia, l’aspetto del piatto che ci accingiamo a consumare, concorrono a favorire o a deprimere il contributo del cervello alla funzionalità del pancreas.

immagine da web

La PNEI

Una bella scoperta è stata, per me, la conoscenza della PNEI, ovvero la Psiconeuroendocrinoimmunologia, una branca del sapere che studia le interazioni tra sistema nervoso centrale, sistema endocrino e sistema immunitario: numerosi sono i contributi nell’ambito della letteratura scientifica ai quali è possibile riferirsi.


In un momento complesso e sfaccettato come quello nel quale stiamo vivendo ora, quello connesso alla diffusione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, può risultare utile conoscere e approfondire certi meccanismi del corpo che abitiamo; da un lato, ci stimola a non eccedere con “cibi – spazzatura”, dall’altro a mantenere sempre viva la speranza e la prospettiva che, un giorno o l’altro, potremo uscire da questa condizione e tornare alla vita di prima … o ad una vita diversa, migliore, se lo desideriamo… chi lo sa!

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