Diana Spencer: il sorriso di una principessa fragile
Diana Frances Spencer nacque il 1° luglio 1961 nella contea di Norfalk.
Forse non tutti sanno che Lady D. non era una ragazza qualunque: i suoi genitori, i visconti Spencer, appartenevano a una delle famiglie più importanti d’Inghilterra e da numerosi anni erano assai vicini alla famiglia reale.
Ai tempi della scuola, la futura principessa non fu proprio una studentessa modello (venne bocciata due volte all’esame di maturità), si distingueva, invece, nell’ambito delle arti e dello sport: amava suonare il pianoforte, danzare ed eccelleva nel nuoto (in particolare nei tuffi).
Dopo gli anni delle superiori, Diana insegnò danza, fu maestra d’asilo e tata.
Nel 1977, a soli sedici anni, incontrò per la prima volta il Principe Carlo in occasione di una battuta di caccia. All’epoca, Carlo era fidanzato con la sorella di Diana, unione che si sarebbe rotta di lì a poco e, nel 1981, Diana sostituì sua sorella nell’affiancare il principe di Galles.
Dopo soli cinque mesi, Carlo e Diana si sposarono presso la Cattedrale di St. Paul, a Londra. Al matrimonio furono invitate circa duemila persone, per la maggior parte si trattava di appartenenti a famiglie nobili o reali di tutto il mondo. L’evento, ripreso e trasmesso in mondovisione, stregò più di settecentocinquanta milioni di spettatori.
Il matrimonio con Carlo sancì il battesimo principesco di Diana: questa cerimonia, infatti, la consacrò principessa di Galles. A quattro mesi di distanza dal matrimonio, la coppia annunciò di essere in attesa del primo figlio, il futuro principe William Arthur Philip Louis; dopo due anni, la principessa avrebbe dato alla luce anche il secondo bambino, Harry Charles Albert David.
I viaggi effettuati da Carlo e Diana sono stati numerosissimi, praticamente in tutti i cinque continenti: dall’Italia al Camerun, dalla Nuova Zelanda agli Stati Uniti, dal Giappone al Nepal.
Non erano finalizzati solo ad accompagnare il marito nelle varie visite di Stato: Diana, infatti, con il trascorrere del tempo, sviluppò un forte desiderio di impegno sociale e questa attività umanitaria la portò a proseguire nei viaggi per il mondo con l’intento di sensibilizzare il pubblico nei confronti dei più deboli.
Da metà anni Ottanta era attiva e si muoveva con disinvoltura tra scuole, ospedali, orfanatrofi, occupandosi di lebbrosi, malati di HIV, homeless, tossicodipendenti, affamati, vittime di guerra.
Affiancò personaggi come Nelson Mandela, Madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama; decise di vendere all’asta alcuni dei propri costosi abiti per ricavarne importanti somme da dedicare alle associazioni benefiche delle quali si occupava. Il suo impegno si spinse fino alle mine anti-uomo: la ricordiamo ancora, negli anni Novanta, con tanto di giubbotto protettivo ed elmetto, nell’atto di ispezionare un campo minato nella ex-Jugoslavia.
Purtroppo, invece, proprio negli stessi anni, la relazione coniugale con Carlo faceva acqua da tutte le parti. La crisi tra i due, in verità, era in atto fin dall’inizio del loro matrimonio. Carlo, infatti, era da sempre rimasto legato a Camilla Shand (famosa soprattutto con il cognome dell’ex marito, Andrew Parker Bowles), sua coetanea (Diana, invece, era più giovane di Carlo di 13 anni); i due si erano incontrati intorno al 1971, presentati da amici comuni e tranne qualche breve pausa, non avevano mai smesso di frequentarsi.
Contemporaneamente al tradimento di Carlo, Diana aveva intrapreso una relazione con il suo insegnante di equitazione, James Hewitt.
La relazione con Carlo, costellata di bugie e incomprensioni, minò fortemente il carattere di Diana. Secondo le testimonianze di alcune tra le persone più vicine alla principessa, risulta che quest’ultima, proprio in quegli anni, abbia più volte tentato il suicidio, forse nel disperato tentativo di attirare l’attenzione del marito sui critici rapporti coniugali. Ricchezza, fama, potere, nuovi amori non potevano certo cancellare l’infelicità che Diana provava in quegli anni.
Tra scandali giornalistici, telefonate piccanti e fotografie rubate, nel 1992 il primo ministro inglese John Major annunciò la separazione di Carlo e Diana: nel ’96 ci fu, quindi, il divorzio. Ancora un anno e Diana muore a Parigi, a soli 36 anni, a causa di un incidente stradale in una galleria, forse per un eccesso di velocità dell’automobile, nel tentativo da parte dell’autista di schivare i fotografi che la volevano immortalare con il nuovo compagno, il miliardario egiziano Dody Al-Fayed.
A Diana Spencer sono state dedicate numerose biografie e pellicole: l’ultimo film si intitola ‘Diana – La storia segreta di Lady D.’, diretto da Hirschbiegel, del 2013, con Naomi Watts nel ruolo della protagonista.
Le vicende di principi e re hanno da sempre affascinato il mondo: ma la storia di Diana, con quella tragica e improvvisa conclusione, ha davvero lasciato un segno nella storia. Lady D. è diventata un’icona, il suo percorso esistenziale ha rappresentato con la sua stessa vita il cammino di una donna che dal sogno è precipitata in un dramma senza ritorno.
Diana era continuamente sotto i riflettori e sui rotocalchi di tutto il globo, la sua era una vita agiata, costituita di fama, potere, fascino e carisma, elementi che hanno stregato e fatto sognare donne di ogni età e provenienza. Il suo sorriso, solare e pieno di energia, ha però quasi sempre nascosto il lato fragile, umano di questa celebrità.
Diana, pur di origini nobili, quando conobbe Carlo, non era abituata alla abbagliante luce dei riflettori. Nonostante dopo alcuni anni si sia mostrata a proprio agio di fronte alle telecamere di tutto il mondo, non trovò facile conciliare la propria identità personale con il ruolo che la corona inglese, i sudditi e il mondo si aspettavano da lei.
Fin dai primi mesi del suo matrimonio con Carlo, Diana soffrì molto intensamente dal punto di vista psicologico: le pressioni che riceveva, il peso delle richieste e delle aspettative erano così difficilmente tollerabili che la sua insoddisfazione si tramutò in franchi episodi depressivi.
Nei momenti più critici, Diana era colta da attacchi di bulimia nervosa e ingeriva qualsiasi cosa le capitasse sotto mano. La frattura tra il suo Sé autentico e l’identità costruita all’esterno si era talmente ingrandita che possiamo solo immaginare quanto potesse essere difficile tollerare questa ferita interiore.
Una donna in cerca di se stessa, senza dubbio scarsamente razionale e intellettualmente poco curiosa, ma con un grande bagaglio di emozioni, capace di mettersi nei panni dell’altro e desiderosa di andargli incontro: pur essendo una principessa e conoscendo bene il protocollo reale, non era avvezza ad alcuna forma di arroganza e sapeva quando scendere dal piedistallo per seguire le regole dell’umana convivenza e del sincero affetto fraterno.
Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma)
Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).
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