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Adolescenti traditi

Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma)

L’età tradita, la parola a Matteo Lancini

Il saggio L’età tradita – oltre i luoghi comuni sugli adolescenti nasce originariamente da una lettera aperta dell’autore, Matteo Lancini, agli adolescenti. La lettera è stata prima pubblicata online, a inizio pandemia, e poi diffusa su alcune testate giornalistiche, per poi rimbalzare su radio e televisione.

Breve nota biografica

Lancini è un collega psicologo specializzato in psicoterapia ad orientamento psicoanalitico; attualmente è presidente della fondazione Minotauro (Milano), professore universitario (Bicocca e Cattolica) e direttore di un master dedicato alla dipendenza degli adolescenti da internet.

La società anti – fragilità

Ci ritroviamo a vivere in un momento storico nel quale la fragilità umana non è accettata: sui social network tutti abbiamo “l’obbligo” di doverci mostrare vincenti, forti, gioiosi, invidiabili. Sentiamo di dover eguagliare e imitare certi modelli “culturali” e sociali che sembrano raccontare storie di successo e popolarità che potrebbero anche essere le nostre storie, se solo lo desiderassimo.

La nostra società si ciba di ideali grandiosi, spettacolari, nutriti e infiltrati da onnipotenza e narcisismo maligno e ce li ripropone martellandoci, come fossero un alimento corretto e consigliato a tutti. Peccato che la realtà non sia mai così perfetta, che le vite di tutti quanti noi siano sempre costellate da momenti positivi e periodi dolorosi. Peccato che mondo reale e mondo virtuale si somiglino solo in modo assai pallido. O per fortuna, chissà …!

Cosa succede, quindi, quando un individuo (a maggior ragione, adolescente) si trova di fronte alla propria precarietà esistenziale?

Adolescenti e fragilità

Gli adolescenti di tutte le epoche si confrontano, come è naturale che accada, con vissuti di fragilità e insicurezza e sono sottoposti a spinte che tendono a tratti a farli reagire in modo onnipotente, come negando le ferite interiori, a tratti, invece, a farli sprofondare travolti da sentimenti di fallimento e di rovina.

Di qui i frequenti casi di Hikikomori, termine giapponese che indica la tendenza di molti adolescenti moderni a “restare in disparte” ritirandosi nella propria stanza per periodi più o meno lunghi, durante i quali questi giovani utilizzano come unico canale comunicativo la rete e le sue risorse.

Quale la causa?

E’ nato prima l’uovo o la gallina? O meglio, è internet che ha causato il problema degli Hikikomori e, più in generale, il disagio di molti adolescenti di oggi, oppure è l’opposto?

In un mondo, come quello odierno, nel quale il senso di fragilità è bandito da tutti gli schermi, gli adolescenti che non si sentono all’altezza di questi modelli “gonfiati” e intrisi di onnipotenza tendono sempre più spesso a ritirarsi nel loro mondo, fatto in buona parte di internet, videogiochi e social network. In questo mondo isolato e virtuale, gli adolescenti hanno l’impressione di poter trovare un rifugio, un porto sicuro, sentono che lì possono esprimere tutto il loro senso di precarietà inesprimibile altrove.

Non demonizziamo internet!

Secondo Lancini, quindi, non c’è dubbio. Il problema non è internet: il ritiro sociale di questi ragazzi è solo un modo che gli adolescenti utilizzano per vivere la fragilità, visto che oggi non sembra concessa alcuna debolezza.

La rete, quindi, non deve essere demonizzata, anche perché spesso, proprio nel caso degli Hikikomori, internet rappresenta l’ultimo baluardo comunicativo, ed è bene non privare i ragazzi di questo ultimo mezzo per loro disponibile.

Piuttosto che criticare gli adolescenti perché “vivono davanti ad uno schermo”, dobbiamo ricordare a noi stessi che i primi a metterli di fronte ad un monitor siamo stati proprio noi, la generazione dei genitori di oggi: noi abbiamo pubblicato su internet le immagini delle ecografie morfologiche dei ragazzi di oggi, sempre noi abbiamo condiviso su Facebook le loro fotografie appena nati o di fronte alla prima candelina. E siamo stati ancora una volta noi ad abituarli a “calmarsi” stordendoli e ammutolendoli quando sono a tavola, attraverso un videogioco o un cartoon.

Dunque, chi è che sta sempre attaccato al monitor dei “device” elettronici?!?

Le giuste distinzioni

Il saggio di Matteo Lancini è davvero molto stimolante su diversi fronti: la sua riflessione arricchisce non solo il pensiero sull’adolescenza e l’educazione, ma ci dona originali contributi su temi quali la genitorialità, la nostra attuale società, il mondo della scuola e quello dei social network.

Lancini chiarisce una distinzione fondamentale, all’interno della popolazione dell’età evolutiva: i bambini e gli adolescenti. Purtroppo la cultura e la politica propongono molto spesso programmi che non tengono in considerazione le grandi diversità che caratterizzano queste due popolazioni.

Nello specifico, gli adolescenti si trovano a metà strada, tra mondo infantile e mondo adulto: non sono più dei “piccoli” da proteggere ma non sono nemmeno adulti, nostri pari, con i quali è possibile confrontarsi in modo simmetrico.

Due stili educativi in contraddizione

foto di Geralt

Oggi due orientamenti simili ma opposti sembrano essere molto diffusi, negli stili educativi genitoriali. Attualmente, sostiene Lancini, si tende a stimolare i bambini affinché “crescano presto”: l’orientamento prevalente è quello di adultizzarli precocemente e ne sono un chiaro esempio il frequente e precoce utilizzo di make-up e abbigliamento adulto da parte di numerose bambine delle scuole elementari.

Gli adolescenti di oggi, invece, che poi sono i bambini di ieri, subiscono una tendenza uguale e contraria: tendono, cioè ad essere infantilizzati dai genitori.

Le naturali, sane spinte verso l’autonomia degli adolescenti vengono bocciate dai genitori, che molto spesso, contraddicendosi nel loro messaggio educativo, cercano di accompagnarli a tutti i costi ovunque, dalla scuola alle feste, negando i loro desideri di “diventare grandi”. Questa educazione contraddittoria non può che generare confusione, sconforto, disorientamento, delusione.

Gli adolescenti di oggi e la trasgressione

I ragazzi, oggi, continua Lancini, sono molto diversi da quelli di qualche decade fa. Le spinte che fino a qualche anno fa conducevano gli adolescenti a “trasgredire” alle regole dettate dalle figure genitoriali, oggi sembrano essere scomparse, anche perché i genitori odierni tendono a non dare più regole così stringenti, anzi! A volte sentiamo di genitori che si illudono di poter essere considerati dai loro ragazzi degli “amici”, come negando le ovvie e più che naturali distanze di età e differenze di ruolo che caratterizzano genitori e figli.

foto di Anestiev

Le trasgressioni che un tempo animavano l’adolescenza (fumo, uso di sostanze, sessualità) tendevano a stimolare le menti dei ragazzi, a mantenerle sveglie, iperattive: oggi, invece, le sostanze vengono utilizzate piuttosto per sedare, assopire, stordire le menti, piuttosto che attivarle.

Basti pensare alle frequenti pratiche di binge-drinking, per fare un esempio, o all’utilizzo di sostanze dagli effetti anestetizzanti, piuttosto che euforizzanti, come invece accadeva un tempo non così tanto lontano. Questo diffuso utilizzo di sostanze così caratterizzate, fa luce su una spinta molto forte nei ragazzi di oggi, maggiormente orientata in senso depressivo e mortifera.

Adolescenti e sessualità

foto del fotografo giapponese Daido Moriyama

In età adolescenziale, l’individuo si affaccia timido, impacciato, curioso al mondo della sessualità: oggi il tema sessuale quasi non viene proposto dai ragazzi che intraprendono un percorso psicoterapeutico. Come mai? Neppure questa sana trasgressione sembra interessare, incuriosire, animare i loro spiriti.

Se ci pensiamo bene, oggi viviamo in un mondo fortemente pornografizzato, nel quale anche una semplice e banale pubblicità di uno yogurt o di un mobilificio devono contenere un messaggio esplicitamente sessuale.

Quando i mass media raccontano delle vite private o degli aspetti intimi degli individui, lo fanno irrompendo con “indiscrezione” nella privacy delle persone, “trivellando” la loro interiorità (U. Galimberti) con spudoratezza e mancanza di rispetto. Viviamo in quella che Lancini definisce una “pornosocietà” dove la sessualità sembra un vecchio e sbiadito pezzo di antiquariato che non interessa più nessuno, in cui sono scomparsi bellezza ed erotismo, in cui la popolarità conta molto di più della ricerca di sessualità, dove il “debutto” nella vita sessuale ha perso colore e si preferisce stupire l’altro con dichiarazioni di fluidità e di poliamore.

Concludendo

Il saggio di Lancini, a volte divulgativo, a tratti più “tecnico”, non è un decalogo per diventare genitori o insegnanti perfetti, né un formulario di istruzioni pragmatiche o magiche. “Aggrapparsi a un elenco numerato di cose da fare o da non fare”, come scrive l’autore, non è ciò che propone il testo, e per fortuna, aggiungerei. Le considerazioni sono tantissime e ne stimolano altrettante, quanto meno questo è ciò che è successo a me, durante la lettura.

Trovo molto coraggioso e utile, da parte dell’autore, l’invito, più volte ribadito durante le pagine del libro, rivolto agli “adulti”, sia genitori che educatori degli adolescenti di oggi: quello di evitare ipersemplificazioni, di assecondare i frutti che può dare la profondità psicologica dei ragazzi di oggi, perché in questa emergenza pandemica, a ben vedere, quelli che hanno sviluppato nuove capacità riflessive e critiche rispetto a ciò che ci stava accadendo, forse sono proprio loro, gli adolescenti.

LIBRI SUGGERITI

Umberto Galimberti, Il libro delle emozioni, 2021

Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).

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