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Riflessioni con Massimo Recalcati

Il saggio in questione

Recentemente ho avuto modo di leggere uno degli ultimi saggi dello psicoanalista Massimo Recalcati, intitolato Esiste il rapporto sessuale?. Si tratta di un testo molto affascinante, che vede coinvolte nello sviluppo del libro, intrecciate tra loro, varie discipline. Di base, la riflessione fa riferimento alla psicoanalisi (di matrice freudiana e lacaniana) ma chiama in causa contributi derivati anche dalla filosofia, in un “groviglio” che alla fine arriva ad invischiarvi biologia, anatomia, antropologia, letteratura e … molto altro ancora.

Se siete appassionati dei saggi di Recalcati e, più in generale, vi piace il “personaggio”, vi consiglio vivamente di continuare la lettura. Se lo psicoanalista in questione non vi genera grande simpatia, leggere questo articolo potrebbe stuzzicarvi, incuriosirvi e chissà, magari farvi revisionare la vostra idea su di lui.

Immagine di Stux

La domanda aporetica

La questione che dà il titolo a questo nuovo saggio edito nel 2021 da Raffaello Cortina Editore, la possiamo a ben vedere definire “aporetica”, cioè di difficile se non impossibile soluzione. “Esiste il rapporto sessuale?” è quasi un koan, una domanda paradossale, alla quale risulta impensabile dare replica, per quanto ci si ragioni su.

Ma che domande sono … ?!

Come mai porsi un simile quesito, se sappiamo già che i rapporti sessuali hanno luogo e prendono vita ovunque e in ogni tempo?

La domanda, potremmo forse pensare, si riferisce ad un tipo particolare, speciale, diverso di rapporto sessuale, rispetto a quello che abbiamo in mente… ognuno di noi, per caratteristiche di personalità, abitudini, esperienze infantili e adulte, propensioni pulsionali, ha rapporti sessuali diversi, unici.

immagine di CDD20

Nessun rapporto sessuale può essere paragonato ad altri, nemmeno qualora si tratti delle medesime persone. Né possiamo pensare che i rapporti sessuali tra persone diverse possano essere uguali: ma esistere… perché dovremmo porci questo interrogativo? Certo che esistono! Cosa fa l’autore, gioca con una domanda piccante, che può facilmente sedurre chi legge la copertina …? Senza dubbio il tema è seducente, non può lasciare indifferenti e Recalcati lo sa meglio di noi.

Si tratta di una domanda provocatoria, naturalmente. Una domanda che non nasce da Massimo Recalcati, in realtà, il quale, a onor del vero, non se ne attribuisce la paternità. Il quesito, infatti, costituisce un famoso aforisma del maestro Jacques Lacan.

Jacques Lacan con l’immancabile sigaro

L’aforisma di Lacan

Tutto gira attorno ad uno dei più famosi e provocatori aforismi dello psicoanalista parigino: “Il rapporto sessuale non esiste” (Cfr. J. Lacan, Il seminario, Libro XX). Una tesi apparentemente bizzarra, con la quale Lacan non nega l’esistenza dei rapporti sessuali in generale: ciò che invece contesta Lacan è il concetto di “rapporto”.

Il tema del “rapporto”

Autori come Freud, Bataille e, ancor prima il filosofo Platone, nell’ambito delle relazioni amorose, concepiscono il termine “rapporto” come unione, mescolanza, fusione estatica, unificazione di due parti in un’unica esperienza/entità: potremmo definire “romantica” questo tipo di concezione della sessualità.

Lacan, al contrario, ritiene che la vita sessuale non porti mai al congiungimento (o ricongiungimento, nella visione platonica del “mito dell’androgino“) di due individui. Piuttosto, questa esperienza ci pone di fronte alla separatezza dei corpi, alla distinzione delle anime e del godimento.

immagine di CDD20

Il piacere proprio, separato dal piacere dell’altro

Il piacere sessuale, secondo la visione lacaniana, è qualcosa di intimo che ciascuno sperimenta nella propria individualità e, sebbene possa essere stimolato o scatenato dal corpo o dal godimento dell’altro, anche qualora fosse simultaneo al piacere dell’altra parte, si tratterebbe in ogni caso di una esperienza personale, separata da quella che sperimenta l’altra persona.

Nessuno può “entrare” nel piacere dell’altro, nessuno può sperimentare un piacere che non sia il proprio.

Il godimento dell’uno rimane il piacere di quella persona, senza potersi fondere, identificare nel piacere dell’altro: questo punto di vista, per chi ha avuto l’opportunità di conoscere la filosofia, ci fa ripensare al concetto di “monadi” del filosofo tedesco Leibniz. Ciascuno di noi è “chiuso in se stesso” e vive le esperienze in modo separato rispetto a ciò che è fuori di sé.

immagine di PIRO4D

Tornando a Recalcati

Il saggio dal quale sono partita per questo breve viaggio nel mondo dei rapporti amorosi tra le persone, oltre a questa riflessione, propone una lunga lista di altre fondamentali questioni che riguardano l’amore. Uno dei punti che ho trovato tra i più interessanti riguarda la distinzione tra desiderio sessuale e amore. Recalcati sottolinea come desiderio e amore siano contrapposti.

Il desiderio ha bisogno di novità, di superare la noia e la ripetitività per sbarcare su spiagge sempre diverse e accattivanti, è alla continua ricerca, in perpetuo movimento. L’amore, al contrario, necessita di stabilità: non ultimo, la relazione amorosa ha bisogno che l’oggetto amato diventi familiare, e questa trasformazione lo pone immancabilmente tra gli “oggetti” che ricadono nel divieto originario, l’interdizione dell’incesto. Possiamo voler bene ad un familiare ma l’antico divieto che vive ancora dentro di noi ci avverte: niente rapporti sessuali tra consanguinei!

Dunque, colui (o colei!) che si ama, dopo essersi trasformato in elemento familiare, noto, consuetudinario, perde automaticamente quell’allure che caratterizza, invece, il desiderio erotico.

immagine di BiancaVanDijk

Una concezione spoetizzante?

La visione lacaniana del rapporto sessuale (o meglio del non-rapporto), così come la netta distinzione che mette in evidenza Recalcati tra amore e desiderio erotico, suonano poco romantiche: ci si potrebbe, quindi, domandare se vi siano differenze tra una sessualità sperimentata con gli altri e l’autoerotismo, per esempio.

Se ci pensiamo, però, questo genere di riflessioni rappresentano un prezioso e nutritivo cibo per le nostre menti: riflettere sui paradossi che la vita ci pone quotidianamente davanti, soffermarci a parlare interiormente con le varie parti di noi, non può che giovare alla vita psichica degli individui, come sappiamo noi psicoterapeuti e come già sapevano prima di noi i filosofi.

Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).

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