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Riflessione sul narcisismo: quarto appuntamento

Nei primi due articoli dedicati al tema del narcisismo – che potete leggere qui e qui – ho ricordato il mito di Narciso, dal cui nome deriva questa etichetta diagnostica e trattato alcune caratteristiche tipiche dei soggetti con aspetti narcisistici o un’organizzazione narcisistica della personalità.

Nel terzo appuntamento, che potete leggere cliccando qui, mi sono soffermata sulla distinzione tra due tipologie apparentemente opposte di personalità narcisistiche, che però condividono, di fondo, le stesse gravi lacune del Sé.

Ora vorrei dedicare questo spazio al tema di alcune specifiche emozioni che, tipicamente, pervadono il mondo interiore di questa tipologia di persona.

La vergogna

La vergogna è un’emozione tipica dei soggetti narcisisti (ma non solo!). Come definire questo sentimento?

La vergogna è un profondo turbamento dovuto al timore di essere giudicati negativamente dagli altri. Le persone si vergognano quando mettono in atto comportamenti che pensano potrebbero essere criticati, condannati moralmente.

Vergogna e senso di colpa

La vergogna si distingue dal senso di colpa. Il senso di colpa comporta una riprovazione interna, un rimprovero interiore: la vergogna, invece, come abbiamo potuto comprendere poco sopra, ha la caratteristica di essere “sociale”.

Questa vergogna è quasi sempre mascherata, dissimulata, dal narcisista.

Perché la vergogna costituisce un tipico moto affettivo dei soggetti narcisisti? Se è vero, come afferma il prof. Vittorio Lingiardi nel saggio Arcipelago N, che sotto ogni narcisista vi è un bambino che si vergogna, possiamo capire meglio il motivo di questa emozione.

foto di saifulasmee chede

Vergogna ed età evolutiva

L’essere umano, durante il suo sviluppo, è per lungo tempo fragile e dipendente dall’adulto: a confronto con i cuccioli di tutti gli altri animali (pensiamo ai gatti o ai cani!), il cucciolo umano diventa “maturo” dopo svariati anni dalla nascita (il famoso concetto di neotenia, che consiglio di approfondire).

Ciò comporta, come appena accennato poco sopra, lunghi anni di instabilità: l’essere umano, in età evolutiva, ha bisogno delle cure adatte per ogni step evolutivo che via via affronta ed è facile che si trovi in situazioni che gli creino disagio, imbarazzo, vergogna.

Il soggetto con franco narcisismo, quindi, è come un bambino che non è mai davvero evoluto alla fase adulta.

Ciò non significa affatto che sia giusto o lecito trattarlo come se fosse un infante, meno che mai che si debbano giustificare tutte le più o meno gravi scorrettezze che mette in atto nei confronti degli altri. Il narcisista è un individuo che nasconde (o mostra, fate voi) gravi sacche di immaturità, che tende a manipolare l’altro, anche attraverso la seduttività ed è fondamentale saperlo!

Psicoterapia e narcisisti

“Il giardino dei narcisi è pieno di spine”, recita il prof. V. Lingiardi, nel saggio Arcipelago N. Il trattamento psicoterapeutico di queste persone, infatti, è complesso, faticoso per lo specialista, a volte molto. Di solito, il soggetto in questione non avverte la necessità di cambiare e quindi rifiuta le proposte dei suoi cari relative ad un percorso trattamentale di tipo psicologico.

Quando manca la motivazione al trattamento, manca l’elemento essenziale.

Secondo l’autore del saggio appena menzionato, il trattamento psicoterapeutico elettivo è rappresentato dalla psicoterapia dinamica: questa indicazione è valida nei casi in cui questa organizzazione di personalità sia presente in soggetti con funzionamento nevrotico o anche borderline (quindi psicopatologia lieve – media, per intenderci). Altrettanto utili risultano trattamenti che tengano in considerazione la teoria dell’attaccamento e quelli metacognitivi interpersonali.

Ricordiamo, però, che, scuole teoriche a parte, ciò che davvero fa la differenza in un trattamento psicoterapeutico, è il tipo di relazione che viene ad instaurarsi tra paziente e terapeuta.

In alcuni trattamenti può giovare la consulenza di un collega psichiatra.

In alcuni casi, purtroppo, il paziente non riesce ad evolvere nemmeno attraverso la psicoterapia: mi riferisco ai quadri più gravi, con struttura psicotica e tratti di psicopatia.

L’invidia

L’invidia è un’altra emozione ben radicata nell’arcipelago interiore del soggetto narcisista. Da un lato, chi prova un sentimento di invidia, percepisce l’altro come superiore a sé (il soggetto narcisista, invece, percepisce sé come inferiore).

Dall’altro lato, l’invidioso, proprio per combattere questo senso di inadeguatezza, prova a screditare l’altro, nella speranza che ciò possa ribaltare le sorti e generare “sollievo” dal sentirsi inferiori.

Screditare l’altro, danneggiarlo, perfino tentare di distruggerlo, possono essere messi in atto anche attraverso il parlar male del prossimo, allo scopo di infangarne la reputazione, svalutarne i principi morali e i comportamenti.

Quando la svalutazione si fa “pesante”, l’individuo può arrivare a sconfinare anche in un’azione anti-giuridica: in questi casi ci troviamo di fronte ad una condizione di “narcisismo maligno”, situazioni di grave compromissione del rapporto con la realtà che possono arrivare anche a far sconfinare il soggetto nell’antisocialità (o psicopatia).

foto di nattanan23

L’invidia è spesso taciuta, soprattutto da persone, come i narcisisti, che tengono a sottolineare la loro (apparente) superiorità rispetto agli altri. Si tratta di un sentimento che non viene certo sventolato come un trofeo.

L’invidia rappresenta un sentimento imbarazzante anche quando a provarla è una persona non patologica: si sa, chi è invidioso sta dicendo che non si piace, non si accetta, sta male con se stesso, magari può arrivare anche a disprezzarsi.

Emozioni e psicoterapia

Nello spazio psicoterapeutico, luogo per eccellenza sicuro, dove non ci sono giudici pronti ad emettere sentenze ma professionisti della salute mentale pronti ad accogliere ciò che l’animo umano serba e nutre, l’invidia e la vergogna sono emozioni che possono trovare uno spazio nel quale essere espresse e accolte.

Ricordiamo sempre che le emozioni non sono mai “sbagliate” e che se ci troviamo a viverle, ci sono sempre delle motivazioni sottostanti che vale la pena indagare, per comprenderle e orientarsi verso uno stato di benessere psicofisico.

Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).

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Bibliografia consigliata

Lingiardi V. (2021) Arcipelago N. Variazioni sul narcisismo, Einaudi, Torino

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