Una riflessione sulla seduzione

Articolo a cura della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).

Nella vita di tutti i giorni

Quando, nella vita di tutti i giorni, parliamo di ‘seduzione’ non abbiamo dubbi: ci vengono in mente modelle procaci o filiformi (a seconda dei gusti), abbigliamento succinto, lingerie minimale o, al contrario, sontuosa, spalle larghe, addominali marmorei & co. Nel gergo tecnico di noi professionisti della salute mentale, termini quali ‘seduzione’ o anche ‘seduttività’ possiedono un’accezione in qualche modo differente da quella tipica del gergo comune.

In ambito tecnico

In ambito clinico-terapeutico tendiamo, infatti, a definire ‘seduttivo’ un paziente che cerca di attirare la nostra attenzione sia sessualmente (appunto, come scrivevo poco sopra, attraverso tentativi di seduzione manifesti, nella relazione erotizzata con il terapeuta) sia in modo del tutto asessuato, più velato (facendo allusioni, mostrandosi un paziente bisognoso più di altri di cura psicologica, nell’uso di riferimenti al terapeuta e alla sua vita privata, come a volerlo lusingare o a voler creare un legame al di là della stanza di analisi).

Attraverso la modalità seduttiva, probabilmente tipica della sua struttura di personalità, il paziente che è in psicoterapia sta chiedendo aiuto e cerca un legame con il curante, o quanto meno desidera essere “attenzionato”: le reazioni del terapeuta a questo modo di relazionarsi possono essere varie e dipendono sia dall’approccio teorico di riferimento, sia alla struttura psichica dello psicoterapeuta.

Naturalmente, il terapeuta deve essere in grado di discernere questo meccanismo difensivo (appunto, la seduttività), non farsene invischiare ciecamente ma, al contrario, utilizzarlo come strumento di conoscenza e di trattamento del paziente stesso.

La seduttività al di fuori della psicoterapia

Anche nella vita al di fuori della stanza di terapia assistiamo a fenomeni che possiamo in qualche forma definire ‘seduttivi’: pensiamo per esempio alla ‘seduzione’ che genera un bambino, a quel senso di tenerezza, al desiderio di accudimento che scatena nell’adulto, come anche alla ‘seduzione’ di un cucciolo di mammifero, una morbida palletta di pelo che ci fulmina con il suo sguardo bisognoso di carezze e le sue generose fusa.

Nel caso del bambino e del cucciolo non c’è alcuna forma di palese ‘accalappiamento’, si tratta di una modalità di richiesta di attenzioni naturale che in qualche modo, possiamo dire, ci seduce, ci fa sentire importanti per l’altro, ci rende protettivi e potenti (speriamo non onnipotenti!).

Immagine da Pixabay

Incidenti imprevisti

Anche quando ci imbattiamo in una ‘vittima’, ad esempio in caso di incidente stradale o di atto illegale, se sentiamo il desiderio di soccorrerla in qualche modo, siamo ‘vittime’ del gioco di seduzione che scatta tra persona in pericolo e soccorritore; quando, invece, una persona è ‘vittimista’, di solito genera reazioni di fastidio e di allontanamento. Nel caso della sindrome di Stoccolma, addirittura, chi è vittima di violenze si sente misteriosamente attratto e sedotto dalla persona che gli ha inflitto il male, in un gioco di sadismo alternato a masochismo che, senza dubbio, era già presente nel soggetto prima ancora che subisse la violenza …

La seduzione in psicoanalisi

Il termine ‘seduzione’, in ambito psicoanalitico, ci riporta alla celebre ‘teoria della seduzione’, ideata da Sigmund Freud, fondatore della psicoanalisi, per spiegare l’origine del disturbo isterico.

Nella sua prima formulazione, che ha avuto luogo a fine Ottocento, Freud riteneva che alla base della genesi dell’isteria ci fossero stati episodi di seduzione da parte di adulti nei confronti della futura isterica (notiamo che questo genere di disturbo era quasi sempre riscontrato tra le donne, almeno all’epoca): un trauma di natura sessuale – da semplici approcci a parole fino ad arrivare ad atti sessuali inequivocabili – aveva poi prodotto una rimozione dell’affetto collegato al fatto di natura sessuale, dando vita al disturbo isterico conclamato.

In una seconda fase della sua elaborazione teorica, Freud riteneva che questa seduzione da parte del mondo adulto non fosse stata concretamente realizzata, ma che ci fosse da parte del bambino una fantasia di essere stati in qualche modo affascinati in modo erotico da un adulto significativo.

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La nostra razione quotidiana

Siamo vittime della seduzione tutti i giorni: ci seduce un film, una canzone, una poesia, un programma televisivo, un libro, un bel vestito, una persona in panne … Ci seducono i complimenti degli altri, fenomeno che a volte sconfina nella franca manipolazione da parte del seduttore che, con le lusinghe, riesce a condurci dove più gli piace.

Come possiamo osservare, la seduzione è ovunque, intorno a noi, e può manifestarsi in dosi e modi diversi, sia nella vita normale che in condizioni di autentica psicopatologia. Diventare coscienti di questo tipo di dinamica è sicuramente una bella sfida che però ci aiuta a conoscerci meglio e ad interpretare la realtà che ci sta davanti agli occhi in modo critico, costruttivo e maturo.

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