Mindful eating: come mangiare!
Quando parliamo di “mindful eating” ci riferiamo ad un approccio basato sulla “mindfulness” applicato al campo dell’alimentazione. Si tratta di una dieta particolare? un metodo per regolare il peso corporeo? Non esattamente, … piuttosto di un modo di alimentarsi diverso, basato su una maggiore consapevolezza.
Che cos’è la mindfulness
La parola “mindfulness” significa prestare attenzione in maniera consapevole e non giudicante al momento presente che stiamo vivendo, senza lasciare che la mente vaghi indietro (verso il passato, che per definizione non è modificabile) o avanti (nel futuro, sconosciuto e anch’esso incontrollabile).
La mindfulness è un percorso di consapevolezza che ci spinge ad osservare noi e le nostre reazioni in modo curioso, senza pregiudizi per affinare consapevolezza, attenzione e accettazione.
Il suo obiettivo finale è agevolare il passaggio da uno stato di disequilibrio/sofferenza ad una condizione di maggiore serenità e benessere. Tutto ciò è possibile, come evidenziato, proprio grazie all’affinamento delle proprie capacità di entrare in contatto con se stessi (corpo e mente) e con i propri stati interiori.
Mindfulness e alimentazione
La pratica della mindfulness è da alcuni anni applicata anche al cibo: con la mindful eating possiamo imparare a portare maggiore attenzione e consapevolezza al nostro modo di sperimentare l’alimentazione e al rapporto che abbiamo con il cibo.
Si tratta di “dare attenzione all’esperienza con cibo e nutrizione, senza giudicare”, questa la definizione di Jean Kristeller, una dei soci fondatori del TMCE (Center For Mindful Eating), organizzazione non profit nata nel 2006 negli Stati Uniti.
Il programma
Alla base di questo programma ci sono le pratiche di mindfulness che aiutano a renderci più consapevoli e a direzionare la nostra attenzione al presente, a sospendere il giudizio e ad interrompere o diminuire gli automatismi dei quali sono pervase le nostre giornate.
Oltre alla mindfulness, il percorso è arricchito da eventi dedicati alla psicoeducazione (interventi volti a rendere più consapevoli del loro disagio i pazienti con disturbo psichico e i loro familiari) nella cornice della psicoterapia cognitivo-comportamentale.
Con un’alimentazione più consapevole, attraverso esercizi specifici e diversificati, è possibile aumentare la consapevolezza relativa alle sensazioni connesse alla fame e con i vari tipi di “sazietà”, trarre piacere anche da piccoli quantitativi di cibo, imparare a discernere tra cibi nutrienti e cibi dalle qualità non nutritive.
Se desiderate maggiori informazioni, vi consiglio il sito del TMCE (solo in lingua inglese):
https://www.thecenterformindfuleating.org/
mentre il Centro Italiano di Mindful Eating potete trovarlo a questo link:
https://mindfuleatingitalia.it/
Riscontri scientifici
La mindfulness può davvero cambiarci?
La risposta è netta: sì! La regolare pratica permette modifiche neurologiche dimostrate scientificamente grazie ai riscontri osservati tramite le tecniche di neuroimaging.
Quello che accade al cervello di chi dedica parte del suo tempo a questa pratica, include ispessimento corticale della corteccia prefrontale (la parte più esterna del cervello che regola pianificazione, attenzione, problem solving, regolazione delle emozioni, memoria), stimolazione dell’ippocampo (parte antica del cervello che gestisce la memoria).
Inoltre, tale pratica diminuisce i livelli di cortisolo presenti nel sangue (il famoso ormone dello stress!), aumenta la capacità di autoregolazione e migliora il controllo cognitivo.
Prendersi cura di sé
Interessarsi al modo con il quale ci alimentiamo implica un desiderio di migliorare il rapporto che abbiamo con ciò che è fuori di noi (il cibo, le routine quotidiane, gli altri, …) ma anche con noi stessi.
Un detto insegna che “siamo ciò che mangiamo”, che quello che ingeriamo influenza il nostro essere e, di riflesso, anche le relazioni che abbiamo con gli altri e, a ben pensarci, tutto ciò è molto vero!
Scegliere in modo consapevole il cibo, ascoltando i nostri desideri, le sensazioni che provoca in noi ciò che assumiamo, percependo lo stato di sazietà piuttosto che la possibilità di introdurre dell’altro, sono tutti modi che abbiamo a disposizione per vivere le nostre esistenze non secondo dettami altrui ma in base a come ci sentiamo e secondo le direttrici che sentiamo più vicine a noi.
Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).
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