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La depressione: cause, sintomi, come si cura

Secondo la WHO (World Health Organization), nel mondo, oltre 300 milioni di persone soffrono di depressione (l’articolo è reperibile cliccando qui). Le statistiche dell’Istat ci dicono che la depressione è il disturbo mentale più diffuso tra gli italiani: ne colpisce circa 2,8 milioni (vedi pagina sito dell’Istat).

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Negli ultimi anni anche in Italia si sente parlare di disagi della psiche, in particolare di disturbi dell’umore e, nello specifico di depressione: si direbbe che piano piano la coltre di pregiudizi relativi allo stato della nostra mente si stia molto lentamente diradando, per lasciare spazio ad una maggiore disponibilità a parlarne, sincerità e quindi possibilità di prevenzione e cura.

Spesso sento le persone etichettarsi come “depresse” ma è importante fare chiarezza sul significato di certi tecnicismi: l’uso di questo lessico dovrebbe essere esclusivo appannaggio degli specialisti psicologi e psichiatri, mentre troppe volte queste parole, così cariche di enfasi e significati “popolari”, vengono utilizzate nelle conversazioni in modo impreciso e incongruo.

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Che cos’è la depressione

La depressione maggiore (detta anche depressione endogena o depressione unipolare) è un disturbo dell’umore di tipo psichiatrico caratterizzato da alcuni criteri ben distinti: innanzitutto la presenza, nella vita dei soggetti che ne soffrono, di ripetuti episodi depressivi, che a breve spiegherò.

È proprio questa “ripetizione” di stati depressivi, cioè la costante alterazione dell’umore, che ci permette di formulare diagnosi di depressione.

Definizioni psichiatriche

Secondo il sistema del DSM – Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (alla sua quinta edizione), un episodio depressivo è caratterizzato da sintomi specifici che causano una sofferenza significativa e una sensibile compromissione delle aree sociale, lavorativa, affettiva.

In ultimo, l’episodio di calo dell’umore, per essere inquadrabile come depressivo, non deve essere collegabile all’effetto di sostanze psicoattive o farmaci.

Oltre a questi elementi, che delineano l’episodio depressivo, per formulare diagnosi di depressione maggiore è necessario che questi stati depressivi non siano spiegabili da altri disturbi (per esempio da una psicosi, …) e che non si siano mai verificati episodi di mania o ipomania (cioè stati di intensa agitazione e attivazione).

È fondamentale distinguere la depressione maggiore dalla depressione post partum, che colpisce alcune donne durante le prime settimane dal parto.

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Quali sono gli specifici sintomi che caratterizzano l’episodio depressivo?

Si definisce episodio depressivo un periodo di almeno due settimane e meno di diciotto mesi durante il quale il soggetto ha un umore e un pensiero polarizzati in senso pessimistico, prova senso di vuoto e tristezza, non trae più piacere dallo svolgimento di quasi nessuna attività, ha perso interesse per tutto e tutti.

Solitamente l’individuo ha un’ alterazione dell’appetito (può perdere il senso di fame e dimagrire o, al contrario, mangiare eccessivamente assimilando peso in breve tempo), della motricità (gli altri osservano in lui/lei uno stato di agitazione o l’opposto, una staticità e un rallentamento motorio), fatica a trovare le energie per svolgere qualsiasi attività (piacevole e non piacevole), non riesce a concentrarsi e i suoi pensieri sono spesso centrati sul tema della morte o sull’idea di farla finita (ideazione suicidaria).

La depressione si caratterizza per alcuni sintomi ben precisi e categorizzabili.

La depressione maggiore: sintomi affettivi

La depressione maggiore ha un versante affettivo – emotivo che si caratterizza, come abbiamo accennato poco sopra, per il profondo senso di tristezza patologica: ciò accade quando la tristezza imbeve ogni istante della vita di un individuo.

Questa spiacevolissima sensazione non si modifica in nessuna circostanza e non è successiva all’accadimento di eventi critici (come la perdita di una persona cara, del lavoro, un incidente, una malattia, un evento catastrofico, etc…).

Diversa è la tristezza “normale” o “fisiologica”, cioè quella che tutti gli esseri umani provano di fronte ai fallimenti e alle difficoltà che la vita ci pone di fronte.

Oltre al senso di tristezza patologica, il depresso prova angoscia, senso di disperazione, è ansioso, cronicamente indeciso, vive immerso nei sensi di colpa che lo attanagliano e non lo lasciano stare, nemmeno la notte (di qui la frequente insonnia dei soggetti depressi).

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La depressione maggiore: sintomi cognitivi

Le difficoltà di questo disturbo psichiatrico si fanno sentire anche nella sfera cognitiva: i depressi mostrano scarsa autostima (non credono nelle loro capacità, non riescono a riconoscersi pregi né successi), hanno pensieri profondamente pessimistici nei propri riguardi, verso gli altri e verso il futuro.

Di solito, quando la depressione non viene trattata né farmacologicamente né a livello psicoterapeutico, gli individui peggiorano il loro stato e arrivano a produrre un pensiero delirante (ad esempio sono convinti che non guariranno mai dalla depressione o provano sensi di colpa abnormi).

Chi soffre di questo disturbo tende a rimuginare, cioè a rimanere chiuso in se stesso e sempre ingabbiato nei medesimi ragionamenti statici e inconcludenti, perdendo via via interesse e curiosità per gli altri e per il mondo esterno.

Foto di Claudia24

La depressione maggiore: sintomi somatici

Capita di frequente che chi soffre di depressione lamenti anche una serie di problemi di ordine fisico quali dolori diffusi in tutto il corpo o in alcune zone somatiche specifiche, disturbi gastro-intestinali, problemi neurologici (tremori, cefalee), riduzione del desiderio sessuale; a volte alcuni disagi precedenti sembrano acuirsi o fastidi precedentemente scomparsi tornano a farsi sentire.

Foto reperibile qui

La depressione maggiore: sintomi comportamentali

Il blocco cognitivo e il buco nero emotivo immobilizzano il comportamento: ecco come mai i soggetti depressi spesso trascorrono le giornate a letto (clinofilia) o fanno estrema fatica ad alzarsi al mattino, sono socialmente isolati, alterati a livello motorio (si muovono in modo molto lento o addirittura tendono a restare eccessivamente statici, oppure sono estremamente agitati).

Con il peggioramento dei sintomi, le persone tendono a non occuparsi più di loro stesse e quindi trascurano l’igiene personale e la pulizia del proprio ambiente di vita: si riducono le visite dal parrucchiere, dal barbiere, lo shopping, il trucco, fino ad arrivare, in alcuni casi, alla più completa incuria.

Va da sé che il soggetto depresso ha una vita lavorativa che si compromette sempre di più fino ad arrivare all’interruzione del lavoro o alla sua perdita.

Depressione: come si cura

Le cause di questo stato sono da ricercarsi in una mescolanza di fattori: genetici, ambientali (abusi o traumi, specie se subiti durante l’infanzia, gravi e precoci lutti familiari, malattie gravi o croniche, genitori gravemente depressi), psicologiche (predisposizione caratteriale, basso livello di autostima, difficoltà di adattamento, tendenza ad autorimproverarsi troppo di frequente e in modo severo, …).

Per affrontare questo intricato quadro personale, è molto importante ricorrere alla farmacoterapia (prescritta da uno specialista in psichiatria) insieme alla psicoterapia (presso un diverso specialista rispetto al medico che prescrive i farmaci, che può essere o un altro psichiatra o uno psicologo specialista in psicoterapia).

In alcuni casi può risultare efficace anche il coinvolgimento dei familiari del paziente (terapia familiare), in altri ancora si consigliano attività collaterali, di tipo ricreativo, artistico, occupazionale, socializzante (partecipare a corsi, centri diurni, scuole, centri sportivi …).

È fondamentale che i clinici comunichino ai pazienti che il processo di guarigione può essere lento, a volte anche molto lento, e che deve essere personalizzato: gli stessi farmaci che funzionano perfettamente su un soggetto, spesso non vanno bene per un altro, così come la psicoterapia, che richiede l’incontro tra due persone (terapeuta e paziente) che devono in qualche modo “trovarsi” e lavorare bene insieme, pena l’impossibilità di accedere al processo di guarigione.

Come già accennato poco sopra, è di primaria importanza fare diagnosi al più presto perché la depressione tende a peggiorare nel corso del tempo, aumentando le difficoltà di trattamento (farmacologico e psicoterapeutico).

Lo stato depressivo, spesso, convive con altri disagi di ordine psicologico, come ad esempio stati di ansia (ansia generalizzata, disturbo da attacchi di panico, fobie, …), che per essere trattati hanno bisogno di una diagnosi puntuale e precoce.

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Distinguere la reazione di lutto dalla depressione

Il lutto è un evento che nessuno di noi può escludere dalla propria vita: se abbiamo la forza e le risorse per superarlo, siamo nell’ambito della salute mentale.

Se, al contrario, dopo dodici mesi dalla scomparsa di una persona cara stiamo ancora combattendo con una tristezza cronica e intensa, con sensi di colpa, pessimismo invalidante, pensieri di morte, rischiamo di cadere in quello stato definito dal DSM “disturbo da lutto persistente e complicato” che, se non trattato, può sfociare in franca depressione.

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Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).

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