Giovani e omofobia
Nel mese di novembre 2012, a Roma, si è suicidato un ragazzo, studente di un liceo scientifico del centro storico. Amava laccarsi le unghie, prediligeva vestiti rosa e per questo era stato più volte deriso e criticato da compagni e docenti.
Forse era omosessuale: non lo sapremo mai con certezza. In ogni caso, il disagio che A. sperimentava era così intenso che lo ha condotto a farla finita, impiccandosi con una sciarpa, dentro la propria abitazione romana.
Adolescenti e suicidio
Non è la prima volta che un adolescente si toglie la vita ed è necessario evitare di strumentalizzare questa vicenda.
Non sono sicura che, in questo caso, si debba parlare di “emergenza omofobia” per via di quanto accaduto, perché le morti tra i ragazzi ci sono sempre state e sono principalmente dovute alla fragilità che ogni persona vive in questa fase della vita e che, nei casi più gravi, quando non sembrano esserci sostegni ai quali appigliarsi, rischia di schiacciare l’individuo al punto che la morte sembra l’unica via d’uscita.
Tuttavia, colgo l’occasione, partendo da questa tragica vicenda, per tentare una riflessione più ampia che certamente va fatta in materia di omofobia, specie in Italia.
Riflettiamo insieme
Una ricerca condotta da Demoskopea e gay.it ha denunciato una forte tendenza alla discriminazione sessuale tra i banchi scolastici: ed è proprio durante la scolarizzazione che l’orientamento sessuale di un individuo viene a delinearsi e definirsi nelle proprie forme e manifestazioni.
Da questo studio è emerso che la dichiarazione di omosessualità da parte di uno studente viene ancora vissuta da molti compagni con diffidenza, derisione, rifiuto, pregiudizio.
Le offese che gli studenti omosessuali vivono sulla loro pelle vanno dall’insulto verbale al vero e concreto atto fisico, violento, marginalizzante e aggressivo. Nella maggior parte dei casi, gli artefici di questi comportamenti sono proprio i compagni di scuola (90%).
È vero che non tutte le persone omosessuali decidono di chiudere con la vita: ma è anche vero che l’adolescenza rappresenta una fase evolutiva di precari e temporanei equilibri, durante la quale il giudizio e la considerazione altrui giocano un ruolo chiave…
E chi non è abbastanza forte per reggere il rifiuto, la disapprovazione, preferisce scomparire.
Niente più lotte, niente coalizzazioni: per alcuni, riconoscere il proprio orientamento sessuale e ammetterlo alla luce del sole non sarà mai possibile.
La legge punisce atti discriminatori in materia sessuale in numerosi paesi del mondo e in buona parte di quelli europei: nella Costituzione Italiana, all’articolo 3, i cittadini italiani risultano uguali davanti alla legge e degni di non essere discriminati per sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali.
Manca però un esplicito riferimento all’orientamento sessuale e il Parlamento fino ad oggi ha più volte bocciato proposte di legge che andavano in questa direzione.
Vivere in una società che non ammonisce atteggiamenti e comportamenti di questo genere autorizza in modo più o meno esplicito alcuni tipi di pregiudizio e legalizza certi passaggi all’atto: non possiamo stupirci se, nella lotta alla sopravvivenza, a volte riescano a farla franca i violenti, gli iniqui e i prepotenti, a discapito dei più fragili che avrebbero comunque diritto di vivere come sentono di vivere la loro sessualità e, più in generale, la loro esperienza di vita.
Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).
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