Conflitti, traumi e trattamento
Negli ultimi anni siamo costretti dai fatti di cronaca a riflettere sul tema dei conflitti relazionali all’interno dei nuclei familiari.
Come sappiamo, la maggioranza dei fatti violenti contro la persona è perpetrata da persone della cerchia familiare.
Mi riferisco a casi di violenza domestica, di familiari (anche minorenni) scomparsi o deceduti per mano di parenti, tanti sconcertanti episodi che hanno però permesso di trasformare in “reati” alcuni comportamenti offensivi e lesivi della persona e hanno aperto a tante persone la possibilità di difendersi e salvarsi dai soprusi.
Durante il periodo della pandemia, inoltre, come abbiamo avuto modo di sentire dalle notizie divulgate dai mass media, la violenza domestica è lievitata a livelli mai raggiunti in passato e questo ci impone un’ulteriore riflessione.
Relazioni traumatiche
Le relazioni possono rivelarsi variamente traumatizzanti: ad esempio, la scelta di intrecciare legami con un/una partner violento/a rende il rapporto con lui/lei una relazione traumatizzante e ci trasforma in vittime. Queste relazioni sono sempre instaurate sulla base di precedenti e precoci legami violenti e tendono a ripetere pattern familiari, solitamente inconsci.
Il trauma, reale o fantasticato, è stato fin dagli albori un tema “cardine” della teoria psicoanalitica: dall’inizio del Novecento ai giorni nostri, la portata di questo concetto si è ampliata ed è stata arricchita da orientamenti anche lontani da quello psicoanalitico.
Attualmente, il trauma può essere trattato variamente: una tecnica trasversale, utilizzata da molti psicoterapeuti di approcci diversi tra loro e con esiti decisamente incoraggianti, è l’EMDR.
L’EMDR
EMDR è l’acronimo di Eye Movement Desensitization and Reprocessing, che vuol dire Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari. Grazie a questo approccio psicoterapeutico, tramite i movimenti oculari o altre forme di stimolazione alternata destra/sinistra, è possibile trattare eventi traumatici e problemi connessi con stress di tipo emotivo.
Tramite le sedute di stimolazione EMDR, i ricordi collegati all’evento traumatico subiscono una desensibilizzazione, perdono cioè la loro forza, la carica emotiva e si vengono a ridurre una serie di sintomi molto invalidanti, tipici delle situazioni traumatiche, come i “pensieri intrusivi” (pensieri connessi al trauma che vessano la psiche in modo costante e invalidante).
Per ulteriori informazioni, consiglio di visitare il sito emdr.it.
Due tipologie di trauma
La psicologia ci insegna che esistono due grandi categorie di traumi.
I traumi che mettono a rischio l’integrità psicofisica della persona (ad esempio gravi incidenti stradali o eventi naturali catastrofici) costituiscono macro-traumi, cioè eventi macroscopici, evidenti e choccanti per la stragrande maggioranza delle persone.
Esistono, però, eventi di portata inferiore, all’apparenza meno roboanti, meno “rumorosi”, eppure tanto profondi e nefasti da provocare ferite difficili da curare.
La violenza relazionale può esplicarsi in tante modalità sottili e quasi invisibili, può essere subita e taciuta perché ritenuta “di poco conto”.
Questa valutazione, spesso, porta a sminuire il peso di certi eventi e dei vissuti che tali eventi possono provocare.
I fatti di cronaca, purtroppo, spesso ce lo confermano: donne maltrattate che, sottovalutando la pericolosità dei loro partner (attuali o ex), mettono a rischio la loro incolumità ritenendo che “incontrarli un’ultima volta” possa essere un fatto innocuo, un modo per chiudere in modo civile un legame.
Il trauma cumulativo
Torniamo ai “microtraumatismi”: in ambito psicologico, tra questi eventi “silenziosi” è stato descritto il cosiddetto “trauma cumulativo” (Khan, 1963; Briere e Spinazzola, 2005; Cloitre e Al., 2009).
Questa tipologia di disagio viene provocata da una serie di eventi traumatogeni (generatori di traumi) che si ripete nel tempo e riguarda proprio le relazioni interpersonali.
Gli eventi traumatici possono consistere nell’aver vissuto esperienze di autentico, macroscopico abuso in prima persona (fisico e/o sessuale), maltrattamento, ma anche quella velata forma di maltrattamento catalogabile come “patologia delle cure” cioè cure errate durante l’età evolutiva.
In questo ambito rientrano la trascuratezza delle cure (a livello igienico-sanitario, scolastico, fisico, psicologico, …), ma anche l’eccesso di cure (con lo sconfinamento in quel disturbo oggi noto come Disturbo Fittizio procurato ad altri e che un tempo era detto Sindrome di Münchausen per procura, patologia alla quale ho dedicato un post, che potete leggere qui).
Anche lutti precoci, in apparenza “non vissuti” perché avvenuti in tenera età, possono costituire fatti traumatici, attorno ai quali si organizza e struttura una personalità.
Anche cure inadatte all’età del bambino (come ad esempio trattare un figlio come se fosse un adulto al quale poter “confidare le proprie pene d’amore” o negargli spazi ludico-ricreativi perché considerato “già adulto”) sono incluse nell’area della “patologia delle cure”.
È inoltre possibile che il trauma consista nell’aver assistito (e di qui la definizione di “violenza assistita”) in veste di testimoni a scene inadeguate all’età del soggetto (atti violenti di un genitore nei confronti del coniuge, atti di natura sessuale, …).
Tutti questi accadimenti, inclusi i vissuti emotivi connessi, una volta accumulatisi, tendono a generare una sequela di conseguenze che molto spesso esitano in un disturbo psicologico (una psicopatologia).
Dall’opuscolo realizzato dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza ho estrapolato questo grafico che mi sembra molto significativo.
L’opuscolo, comprensivo dell’indagine sul maltrattamento dei minori in Italia, è reperibile qui.
Trauma e psicopatologia
Come si passa dal trauma alla psicopatologia?
Le tipologie di microtraumi che ho menzionato poco sopra, con il trascorrere del tempo e lo stratificarsi degli eventi, sembrano spesso scomparire. Frequente è la parziale o completa amnesia di aver vissuto eventi traumatici.
La sofferenza, però, non viene dimenticata dalla psiche: il dolore non può essere “rimosso”, cancellato da un individuo.
I traumatismi, dentro gli strati più o meno profondi della nostra psiche inconscia, fanno delle circonvoluzioni, delle acrobazie interiori e permangono dentro di noi, producendo, come “conseguenza”, il disagio psicologico.
Un buon percorso psicoterapeutico, effettuato con un professionista dell’ambito, con il quale riusciamo ad instaurare un rapporto di fiducia e dal quale ci sentiamo compresi e accolti, può aiutare un animo sofferente a trovare la via corretta per sciogliere nodi simbolici importanti e, spesso, ad imprimere una svolta netta nella nostra vita psichica e relazionale.
Buona vita.
Articolo della dott.ssa Giorgia Aloisio, psicologa e psicoterapeuta (Roma).
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